
Questo perché può raccontarlo personalmente quello che gli è accaduto esattamente un mese fa.
La vicenda è già nota alle cronache. È il 28 giugno scorso e non è ancora l’alba. Luigi, a tutti noto come Gigi, possiede insieme alla sua famiglia un negozio di frutta molto noto in paese e come ogni mattina intorno alle 4 si sta recando al mercato ortofrutticolo di Pontecagnano per il carico giornaliero. È in compagnia di un amico, che spesso si offre di accompagnarlo, che saltuariamente lavora insieme a lui e che quel giorno è alla guida del furgone del giovane fruttivendolo.
D’improvviso, pochi minuti dopo che i due hanno imboccato l’autostrada, forse a causa di un colpo di sonno o di un malore, il conducente perde il controllo del mezzo, che sbanda e va a schiantarsi contro una delle pareti della galleria che collega Polla e Petina. L’impatto è fortissimo, Gigi viene scaraventato al di fuori dell’abitacolo, a 70 metri più in là. Il suo corpo, dopo un volo contro il guard rail, resta esanime al centro della carreggiata. Le auto corrono veloci, sfiorandolo. Il conducente è sotto shock, paralizzato all’interno del veicolo. La vita del 36enne è, invece, in serio pericolo. È buio, siamo in galleria, e potrebbe essere la prossima a sopraggiungere l’auto che lo investirà. Seppur gravemente ferito Gigi non perde conoscenza e quegli attimi sono per lui interminabili.
“Ero certo di morire – racconta – Ma degli angeli vestiti da Carabinieri hanno evitato la tragedia”. Il caso ha voluto, infatti, che proprio a quell’ora passasse di lì una squadra di sei militari dell’Arma, in servizio presso varie stazioni del Vallo, che stavano dirigendosi, a bordo di due auto, verso la parte settentrionale della provincia di Salerno. “Si sono subito fermati a prestarmi soccorso – continua Gigi – Uno di loro addirittura non ha esitato a posizionarsi a centro della corsia bloccando un Tir che stava sopraggiungendo e che mi avrebbe di sicuro investito, rischiando anch’egli di essere travolto”.
È proprio per esprimere pubblicamente la sua riconoscenza che il 36enne ha deciso di rivolgersi alla stampa.
“Sarò per sempre grato al Maresciallo Fortunato Calleo, al Brigadiere Giuseppe Gabriele e agli Appuntati Angelo Raffaele Colucci, Massimo Florio, Luca Chirichella e Giuseppe Daguanno, che come angeli custodi, mi hanno tratto in salvo rischiando la pelle. A loro va tutta la mia più profonda e commossa gratitudine. Un sincero grazie da parte mia e della mia famiglia – aggiunge – va, inoltre, al dottor Antonio Caronna, primario del reparto di ortopedia del Luigi Curto di Polla, e a tutta la sua equipe, oltre che al personale del Pronto Soccorso”.

L’intervento a cui il 36enne pollese è stato sottoposto è stato delicatissimo. Nell’impatto contro il guard rail, infatti, le lame avevano dilaniato il suo braccio destro, intaccando l’aorta.
“Rischiavo di perdere l’uso dell’arto” racconta. Il dottor Caronna ha certosinamente ricostruito tutta la struttura delle fasce nervose e muscolari del braccio, che pian piano Gigi tornerà a muovere completamente. Una storia a lieto fine, dunque, quella del fruttivendolo pollese che ha dentro di sé una serie di recondite e armoniche coincidenze. Per alcuni si tratterà di pura casualità, altri grideranno al miracolo, fatto sta che quella stessa notte l’anziana nonna di Gigi, che sua madre accudisce, si era svegliata di soprassalto gridando: “C’è Sant’Antonio sotto casa, sorride ci chiede di andare in processione. Su andiamo, dobbiamo sbrigarci”. La devozione della cittadinanza pollese al Santo di Padova è arcinota, “In quel momento ho pensato che mia madre stesse delirando. – racconta la mamma di Gigi, la signora Angelina – Ora invece sono convinta che Sant’Antonio le è apparso in sogno per rassicurarci. È solo grazie alla sua intercessione che mio figlio si è salvato”. Il nome Antonio ricorre nella storia della famiglia. Antonia è la nonna materna di Gigi, Antonio era suo padre, scomparso una decina d’anni fa, Antonio è suo figlio di 16mesi. Ma Antonio è anche il nome del primario che ha operato il 36enne. Altra coincidenza riguarda i sei carabinieri che per puro caso quella mattina si trovavano a passare di lì. I militari non lavorano nella medesima stazione ma si trovavano insieme per un’operazione congiunta. Questione di attimi insomma, e Gigi non si sarebbe salvato. Un destino che ha teso la mano al giovane fruttivendolo, che è ben consapevole della fortuna che la vita gli ha riservato.
– Annachiara Di Flora – ondanews –