La sua musica è alba e tramonto in un incredibile ossimoro della vita che amalgama ballo, canto, colore e calore, riflessione e sogno, allegria e tristezza, luce e mai buio.
Malinconia e dolcezza si abbracciano tra i ritmi della cultura romanì e danzano la vita come due fate gitane dai lunghi capelli corvini.
Santino Spinelli, in arte Alexian, è un artista completo dallo sguardo acuto e lungimirante che sa vedere e progettare la vita dinanzi a sé, senza dimenticare il percorso praticato non solo da lui, ma da tutto il popolo a cui appartiene.
Si definisce ” insopportabile” perché sa di essere “maniacale, perfezionista e stacanovista”, ma, a parte questi pregevoli “difetti”, è un uomo di grande spessore culturale.
La sua musica è cultura, non nasce solo dalla sua mente, dal suo cuore, dalle sue dita, ma nasce dalla Storia di un popolo che pochi conoscono: il popolo Rom.
- Quanto sono importanti la musica, il canto, l’Arte nella tua vita?
La musica e l’arte in genere sono molto importanti nella mia vita. Del resto la mia formazione è fondamentalmente umanistica. Ho studiato le lingue, le letterature e la musica.
Ho avuto la fortuna di far diventare la passione per la musica la mia professione. Ma amo anche il cinema, il teatro, la poesia e la pittura. Vivo e mi nutro di arte.
- Il tuo nome “Santino” è tipico del Sud. E’ il nome di un nonno?
È il nome di mio zio, fratello di mio padre. È tipico fra i Rom rinnovare un familiare. È segno di rispetto e di affetto verso il congiunto.
- Com’era Alexian Santino da bambino?
Vivacissimo e pestifero, coccolato da 5 sorelle più grandi e da una mamma meravigliosa. Un harem.
- A che età ti sei avvicinato al mondo della musica ed in quale occasione?
Da piccolo nelle feste restavo affascinato da chi suonava. Sentivo l’esigenza di apprendere a suonare. Certamente amore a prima vista e un’immensa passione. La stessa di mio padre che, essendo il primo di 12 figli, non ha mai potuto studiare. Ha dato a me questa opportunità. Gli devo eterna gratitudine assieme a mamma.
- Quali artisti italiani consideri tuoi maestri?
Solo quelli che mi hanno insegnato. A loro la mia riconoscenza per l’affetto con cui mi hanno trasmesso il loro sapere.
- Sei nato in Italia, ma di origine Rom. Quanto ed in che cosa ti senti Italiano e quanto e in che cosa senti l’appartenenza al gruppo Rom?
Io non sono di origine Rom. Io sono Rom. I miei genitori sono Rom. Sono un Rom italiano ciò significa che appartengo ad uno dei primi gruppi arrivati in Italia nel XV secolo. Mi sento italiano in quanto cittadino di questo Paese che, nonostante tanti difetti, resta meraviglioso. Mi sento Rom perché legato alla lingua, all’arte e alla tradizione culturale del mio popolo.
Mi sento un uomo di confine e la sintesi delle due culture che in me ruggiscono come due fiere. Ho reso mansuete queste due fiere e invece di contrapporre le due identità, le ho sovrapposte.
- Sei l’unico Rom, che risiede in Italia, ad avere due Lauree. Cosa ti ha spinto a puntare sulla cultura?
La sete di conoscenza e la consapevolezza che solo una formazione adeguata mi avrebbe permesso di realizzarmi nella vita. Ho poi messo a disposizione dei più deboli le conoscenze acquisite, combattendo discriminazioni ed ingiustizie. La mia arte è un’arte impegnata anche sul piano politico e sociale oltre che culturale. Cerco sempre di evitare ogni forma di ghettizzazione e di favorire l’incontro e l’intercultura.
- Musicista, poeta e cantautore. Quale ricerca e quali studi vi sono dietro la tua arte?
C’è un viaggio di conoscenza sia esteriore attraverso gli studi specifici che interiore nella mia anima, alla ricerca della vera natura della mia identità multipla e prismatica.
La mia produzione artistica è la risposta al grande quesito della mia vita: Chi sono? Inoltre, ho cercato sempre di andare al di là del folklore modaiolo che attanaglia il mondo Rom per creare arte. La mia idea non è quella di creare musica Rom locale o di gruppo ma una musica romanì europea. A riguardo ho fondato L’Orchestra Europea per la Pace per una musica romanì europea etno-sinfonica, lì dove la musica romanì non viene assorbita dall’Orchestra, ma rimane viva ed interagisce con essa. I grandi compositori europei hanno già preso e messo nella musica classica la musica prodotta dai Rom. Qui invece è l’Orchestra che accompagna la musica Rom.
La prospettiva è diametralmente opposta. Fra poco uscirà il primo Cd promosso da l Consiglio D’Europa, Amnesty International e il Ministro delle Pari Opportunità.
- Il popolo Rom ha una cultura che non è conosciuta molto in Europa. Quali sono i valori in cui crede il popolo Rom e le caratteristiche della sua cultura?
È impossibile spiegare in due parole una cultura transnazionale e paradigmatica come quella romani. Ne parlo con dovizia di particolari nel mio libro Rom “Genti libere, Storia, arte e cultura di un popolo misconosciuto”. Con la prefazione di Moni Ovadia, Dalai Editore.
- Pensi che il fatto di essere un popolo nomade abbia condizionato negativamente il giudizio degli Italiani sulla tua gente?
La domanda già include una falsa conoscenza. I Rom non sono e non sono mai stati nomadi per cultura. La mobilità è sempre stata coatta e la risposta di un popolo inerme per sfuggire ad ogni sorta di persecuzione, discriminazione e repressione. I campi nomadi, oltre a non essere giustificabili culturalmente, sono l’emblema della segregazione razziale in atto indegna di un Paese civile. Ricordo che il razzismo e la discriminazione sono reati internazionali e crimini contro l’umanità!
- Credi nella convivenza civile e democratica? Perché ciò spesso non avviene?
Certo che ci credo. Ed è per questo che la mia arte è impegnata. Ci sono interessi politici ed economici di parte che hanno relegato il mondo Rom ai margini. Ciò produce assistenzialismo becero e propaganda di consenso.
Si spendono milioni e milioni di euro in nome e per conto dei Rom ai quali non arriva nulla e in barba all’opinione pubblica raggirata.
- Quali difficoltà e problemi vive oggi il popolo ROM?
Tanti e troppi. Innanzitutto non essere conosciuto linguisticamente e culturalmente. Le strumentalizzazioni di ogni sorta. Lo sciacallaggio politico e il becero assistenzialismo.
L’errore del singolo che si ripercuote su un popolo intero formato in realtà da comunità diversissime fra loro. Ma l’elenco è davvero lungo.
- Quali sono i riti, le tradizioni, le feste che ami del tuo popolo e che ancora oggi rispetti?
La Kris, il buchvibbe, il valore della famiglia, l’arte e la lingua, la musica e la festa, il rispetto incondizionato per gli anziani, l’essere che viene prima dell’avere, l’amore per i figli.
La propaganda mistifica tutto e tutto il mondo Rom si riduce a problemi sociali e alla cronaca. Ciò non induce al rispetto e all’interesse verso i Rom ma esattamente al suo contrario. Ciò è pianificato politicamente a diversi livelli e l’opinione pubblica ne rimane vittima. I media, figli del potere e della politica, diventano il mezzo attraverso il quale instillare il dissenso verso tutte le comunità romanes. Di tutta l’erba si fa un fascio.
- Hai vissuto esperienze in cui hai subito atti di intolleranza?
Tante. Ed è per questo che ho sempre combattuto ogni forma di razzismo. Il razzismo contro Rom è su base etnica indipendentemente dalle qualità umane, morali e culturali. Certamente io sono, oggi, un privilegiato. Ma non posso dimenticare gli altri. Da qui che la mia arte diventa impegnata.
- Cosa ti piace dell’Italia?
Tutto tranne le manifestazioni xenofobe e razziste, le trasmissioni a senso unico e i politici che incitano all’odio razziale in un’ottica etnocentrica. Ciò mi disgusta.
- Quanto è stato importante per la tua famiglia e per te fermarsi in un luogo e crearsi delle stabili radici?
I Rom si sono sempre stanziati lì dove le condizioni lo hanno permesso. L’Abruzzo forte e gentile è sempre stata terra d’accoglienza.
I Rom italiani vivono in casa. Certamente questo ha favorito l’inclusione che, a differenza di ciò che si crede, è ad un buon livello.
Chi vive nei campi nomadi, loro malgrado, sono Rom stranieri che, a loro volta, in Romania e nei territori della ex-Yugoslavia vivevano in casa e in Italia costretti nei campi nomadi: vessati, ricattati e strumentalizzati a fini di progetti fasulli ben remunerati dagli enti pubblici a favore di associazioni di pseudo volontariato. All’opinione pubblica ignara si fa credere tutto il contrario.
- Cosa dovrebbe fare il governo italiano per permettere alle persone del gruppo Rom di integrarsi meglio?
Occorre promuovere una politica che favorisca l’accesso ai servizi pubblici e sociali senza discriminazioni, che favorisca la scolarizzazione, l’accesso agli alloggi dignitosi e al lavoro.
Occorre creare però prima una consulta romanì specifica con persone qualificate, oneste e competenti. Ma i politici hanno questo coraggio di cambiare quando la regola è dare addosso ai Rom per il facile consenso?
- Cosa pensi che non debba mai mancare nella tua vita?
La musica, l’arte in genere, il calore della mia famiglia e l’amore dei miei figli.
- Scrivi poesie?
Tante. Una mia poesia sul Porrajmos, l’ olocausto Rom, è esposta a Pistoia, un’altra a Padova e un’altra ancora a Berlino incisa nel Roma Memorial che ho inaugurato con Angela Merkel e il Presidente della Repubblica Tedesca.
- Quale emozione hai provato nel vedere la tua poesia “Auschwitz” incisa nel Roma Memorial di Berlino?
Un grande orgoglio e una soddisfazione immensa. Ma ancora di più perché la sofferenza di 500 mila innocenti sia stata riconosciuta e impressa nella memoria collettiva affinché non si ripeta mai più. È pari all’emozione di aver suonato con i miei figli, rappresentando tutte le famiglie Rom del mondo, davanti a un milione di persone e in mondovisione su Rai Uno per sua Santità Benedetto XVI assieme a tanti artisti internazionali. E pari alla prima lezione del mio corso di docenza di cultura Rom all’Università di Trieste. Oggi insegno all’Università di Chieti.
- Cos’è per te la “Poesia”?
È la porta verso il mondo e verso l’anima, un rilevatore di emozioni primatiche.
- Perché nasce il progetto “Orchestra Europea per la Pace”?
Per lanciare un messaggio forte per un’Europa unita, solidale e senza discriminazioni. L’Europa è un mosaico di stili e di forme artistiche a cui i Rom hanno dato un contributo importante seppur non riconosciuto. Si pensi al Flamenco, al Jazz Manouche, allo stile Czardas, allo stile Verbunkos, alla musica romanì balcanica e dell’Est d’Europa.
Il mio è un apporto originale al di là del folklore. La mia musica va vista da un punto di vista europeo non locale.
Ci saluta in lingua romani: But baxt ta sastipe! “Con tanta salute e fortuna”.
Ringraziandolo, auguriamo anche noi “tanta salute e fortuna” a lui ed al suo popolo.
Sembra quasi di vederlo quel “vivacissimo e pestifero” bambino, con il viso circondato da riccioli neri, addormentarsi cullato da un’antica ninna nanna romanì e sognare un mondo migliore. Ora, adulto, lotta con il canto e con la sua musica, con le sue poesie, con le sue parole per la giustizia e per i diritti di un popolo che pochi conoscono realmente.
Si batte a suon di note contro il razzismo e la discriminazione, contro la mancanza di conoscenza.
Lotta con un’arma importante che non tutti sanno utilizzare adeguatamente: la Cultura. Ed attraversa i giardini della Poesia che considera “la porta verso il mondo e verso l’anima” per mostrare la bellezza e la grandezza della diversità di cui tutti dovrebbero arricchirsi.
Attraverso l’arte e mediante i suoi scritti, s’impegna affinché non si dimentichino gli oltre cinquecentomila Rom trucidati nei campi di sterminio, affinché non si dimentichi che il popolo Rom ha una sua Storia, ha delle tradizioni importanti e dei valori fondamentali che conducono al rispetto della Vita.
NOTIZIE SULL’ARTISTA
Santino Spinelli in arte Alexian é un Rom italiano residente a Lanciano in Abruzzo. E’ nato a Pietrasanta (LU) il 21 Luglio 1964.
È musicista compositore, cantautore, insegnante, poeta, saggista.
Ha due lauree, una in Lingue e Letterature Straniere Moderne e l’altra in Musicologia, entrambe conseguite all’Università degli Studi di Bologna. Insegna lingua e Cultura Romaní all’Università di Chieti. È fondatore e presidente dell’associazione culturale Thèm Romanò (mondo romanò).
Nel 2001 è stato eletto, quale unico rappresentante per l’ Italia, al parlamento della International Romani Union (IRU), organizzazione non governativa con sede a Praga , attiva nel campo dei diritti dei lt popoli rom.
Ha partecipato a diverse trasmissioni televisive e radiofoniche su reti nazionali. Con lui suonano nell’Alexian group i suoi tre figli: Gennaro Spinelli al violino e alle percussioni; Giulia Spinelli al coro e al violoncello; Evedise Spinelli al canto e all’Arpa; poi ci sono Luciano Pannese al contrabbasso e Andrea Castelfranato alla chitarra e buzuki.
Il gruppo è modulare a seconda delle situazioni. Spesso si aggiungono delle danzatrici e la cantante Silvia Faugno. “L’Alexian group” tiene numerosi concerti di musica romani in Italia e all’estero.
Ha vinto numerosi premi.
Autore di libri sulla cultura romanì, tra cui ” Rom, Genti libere”, in cui descrive le caratteristiche del suo popolo, valorizzandone la cultura . S’interessa di cinema e di teatro. Il 2 giugno 2012 ha cantato il Murdevele (Padre Nostro -in lingua romanì) per papa Benedetto XVI a Bresso (Milano) in occasione della Giornata Mondiale della Famiglia.
– Paola Testaferrata –