Al Nord il 45% dei tumori della mammella è diagnosticato a uno stadio precoce mentre al Sud le percentuali scendono, arrivando al 26% di Napoli e Ragusa. Sebbene a questa diagnosi ritardata corrisponda una differenza di sopravvivenza a cinque anni relativamente contenuta (89% al Nord a fronte dell’85% al Sud), la scoperta di un tumore allo stato iniziale è di grande importanza per la paziente perché consente di ricorrere a trattamenti chirurgici meno invasivi e a terapie più semplici, garantendo una migliore qualità di vita. Per esempio, la probabilità che una donna colpita da tumore al seno residente a Napoli o Sassari sia trattata con un intervento di chirurgia demolitiva è del 30-40% superiore alla media italiana complessiva.
Questi sono alcuni dei dati che emergono, in merito a quattro tra le più importanti forme tumorali (mammella, polmone, colon-retto e melanoma), dallo studio Eurocare 5 alta risoluzione – Italia, che l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano ha pubblicato sul numero di dicembre della rivista internazionale Cancer Epidemiology, analizzando dati sulla sopravvivenza e l’adesione a linee guida internazionali per la diagnosi e terapia, in diverse aree del territorio italiano. Sono stati analizzati i dati raccolti da 14 Registri tumore italiani: Biella, Ferrara, Modena, Romagna, Reggio Emilia, Firenze, Umbria, Latina, Napoli, Palermo, Ragusa, Sassari e Trapani.
Gli autori sottolineano che l’adesione a standard diagnostico-terapeutici internazionali è in generale soddisfacente al Centro-Nord e meno diffusa al Sud. Le ragioni sono molte e diverse: per il tumore della mammella, per esempio, l’insufficiente applicazione di linee guida nelle aree di Sassari e Napoli è attribuibile spesso alla inadeguata disponibilità di strutture radioterapiche, che quindi induce il chirurgo ad effettuare trattamenti più radicali al fine di prevenire le recidive loco regionali anche in assenza di radioterapia.
Lo studio suggerisce che le disuguaglianze nella sopravvivenza dei pazienti oncologici, tuttora presenti in Italia, siano in larga parte motivate da disuguaglianze nella disponibilità di risorse e strutture sanitarie, dalla disomogenea presenza dei programmi di screening e da una scarsa diffusione delle linee guida per diagnosi e trattamento. Queste disuguaglianze condizionano la migrazione dei pazienti del Sud verso le strutture sanitarie presenti nelle regioni del Centro-Nord, con conseguenti disagi e incremento della spesa sanitaria.
– Alberto Di Muria –