Terzo appuntamento con le interviste ai giornalisti del territorio.
Questa volta dall’altra parte del “microfono”, c’è Lorenzo Peluso, direttore responsabile del quotidiano on-line quasimezzogiorno.it, corrispondente del Corriere del Mezzogiorno, redattore di Radio Alfa e responsabile di uffici stampa di enti locali e personaggi politici.
Cura, inoltre, la redazione di testi scientifici per la società SGA (Società Geofisica e Ambiente) di Bologna
- Quando e come è iniziata la tua carriera giornalistica?
“Ho iniziato a scrivere per il quotidiano “Il Salernitano” nel 2001. Da sempre appassionato di questo mestiere, avevo maturato alcune esperienze con periodici a livello locale, quale “Il Villaggio Globale” di cui, poi, nel 2005 divenni caporedattore. Successivamente alla collaborazione con “Il salernitano” passai a scrivere per “Il Roma”, quale corrispondente per il Vallo di Diano sino a dicembre del 2011, per poi approdare al Corriere del Mezzogiorno nel gennaio del 2012″
- Quali le tue considerazioni in merito al panorama giornalistico valdianese?
“Un settore in pieno fermento. Probabilmente è l’area dove questo mestiere sta creando maggiore dinamicità. Tanti i giovani aspiranti alla professione e questo è un bene per l’informazione ed anche per il mestiere.
Tuttavia va registrata la presenza di alcune problematiche di tipo deontologico.
Purtroppo, in questo territorio manca la cosiddetta scuola di mestiere, ossia il laboratorio formativo dove si impara a fare la professione. Per una serie di circostanze, non da ultimo il fatto che molte testate, anche e soprattutto quotidiani a tiratura provinciale, approfittano della presenza di giovani volenterosi disponibili a scrivere pur di iniziare il percorso lungo e tortuoso di questo mestiere, anche senza compenso, ci troviamo nella condizione di non riuscire a fare una selezione di tipo qualitativo. Una selezione, a mio avviso, necessaria per qualificare sempre più un mestiere difficile e delicato.
Insomma, in molti casi, ci troviamo in presenza di aspiranti colleghi ai quali mai nessuno ha insegnato come fare questo lavoro. Come reperire le informazioni, come rapportarsi con la notizia, come seguire la regola deontologica, ecc. Un problema che, se risolto, certamente porterà beneficio al mestiere ed a chi lo stesso lo fa con passione ed abnegazione, innalzando contestualmente la qualità della professione”
- Cosa pensi, invece, del contesto politico-amministrativo locale?
“La condizione in cui versa il Vallo di Diano, a cui aggiungo anche il Golfo di Policastro, è sotto gli occhi di tutti. Un forte spopolamento ed una condizione economica di sottosviluppo, rendono quest’area, pur con tutte le condizioni ambientali e culturali d’eccellenza, problematica e complessa.
A monte di tutto, chiaramente l’inadeguatezza di una classe dirigente “vecchia” ed incompetente che negli anni non ha saputo programmare e pianificare nessuna linea di sviluppo seria.
L’azione confusa e non mirata alla valorizzazione della peculiarità del territorio, che per secoli ha basato la sua economia su un’agricoltura di nicchia, senza l’offerta di una rivisitazione dello stesso settore primario ma, contestualmente, prospettando una riconversione al terziario, risultata poi fallimentare, ha prodotto negli anni solo l’occupazione di suolo e la cementificazione del territorio con gli inevitabili problemi di dissesto idrogeologico.
Sul fronte poi della rappresentanza c’è davvero poco da dire. Una mancanza di coesione territoriale ha consentito negli anni che altri territori a noi vicini, beneficiassero di tutto ciò che poteva interessare l’area. La mancanza di una classe dirigente adeguata ha prodotto danni enormi che sarà molto difficile recuperare.
Credo, infine, che necessiti un cambio di passo e di generazioni alla guida degli enti locali. Questa, credo sia la prima pietra miliare di un cambiamento necessario e purtroppo tardivo di cui però vi è necessità immediata”
- Tv, radio, carta stampata e web. Nel corso degli anni hai avuto modo di lavorare un po’ in tutti i settori. Qual è o qual è stato quello più stimolante e quale ritieni sia il più “efficace”?
“Ho avuto la fortuna di poter lavorare con diversi media e soprattutto con diverse redazioni, a stretto contatto con colleghi esperti che mi hanno dato molto in termini di professione. Non è facile, quindi, individuare quale di questi, tra giornali, tv, radio e web, sia stato più stimolante. Io credo che l’approccio a questo mestiere necessita di entusiasmo e voglia di imparare, sempre. Non c’è a mio avviso un punto di arrivo ma sempre un punto di ripartenza. Anche sull’efficacia, certo non è semplice stilare una sorta di classifica.
Credo che siano diversi gli utenti dei singoli network; certamente c’è differenza tra chi la mattina sceglie di comprare il quotidiano a tiratura nazionale rispetto a chi dal web si informa.
La TV poi è un capitolo a parte. Il video, l’apparire, compensa di molto la necessità di far arrivare una comunicazione mirata all’utente.
Lo sguardo, il viso contratto, la gestualità, spesso sono più efficaci della parola. Questo mostra con evidenza la difficoltà e quindi la maggiore necessità di efficacia nel linguaggio radiofonico per arrivare allo stesso obiettivo. Infine l’immediatezza del web è certamente l’elemento caratterizzante dell’informazione attuale.
Tuttavia credo che il profumo inconfondibile del quotidiano cartaceo, resta certamente l’elemento di maggior fascino di questo mestiere”
- Qual è la notizia o l’argomento che sei stato più orgoglioso di dare o approfondire?
“In questi anni le notizie trattate e le interviste realizzate sono state davvero tante. Tante storie, tutte diverse. Tante persone con le proprie sensazioni ed i propri volti. Ognuna certamente mi ha lasciato molto. La sensazione che, però, ricordo con piacere, è stato aver letto il mio articolo sulla prima del Corriere. La storia era drammatica, la morte di un uomo è sempre un dramma, figuriamoci la morte di quattro uomini contemporaneamente.
Una notizia che ho trattato, nell’arco delle 24ore, per Radio, sulla pagina nazionale del Corriere.it, con aggiornamenti in tempo reale e poi, il giorno dopo, sulla prima del Corriere della Sera”
- Quale, invece, il tema che ti è maggiormente “pesato” affrontare o che avresti volentieri evitato?
“Anche in questo caso, purtroppo, una brutta storia di cronaca. La morte di un 45enne prossimo alla mia famiglia, perito in circostanze particolari e per le quali la magistratura aprì un’inchiesta”
- E la gaffe commessa o sfiorata?
“Solo chi fa può sbagliare diceva sempre mio nonno e lui era un uomo saggio. Credo, quindi, che in questi anni, probabilmente, di errori ne avrò commessi. Sinceramente da questi, però, non ho avuto problemi, quindi magari se ci sono stati, e ci sono stati, magari non erano gravi.
Tuttavia, per la cronaca, ricordo di un’intervista TV, dove, convinto che ancora non fosse partita la registrazione, il mio ospite si lasciò andare ad una serie di apprezzamenti poco lusinghieri nei confronti di un altro personaggio politico.
Tutto ciò, purtroppo, in fase di montaggio ci sfuggì. Quindi nella messa in onda del servizio, nel TG del giorno, andò la versione integrale. Io, appena arrivato a casa, dinanzi alla TV, saltai sulla poltrona e mi precipitati ad avvisare la redazione che per l’edizione serale riuscì ad apportare le necessarie modifiche del caso. Anche in questo caso però, per fortuna nulla successe”
- Chi è il/la giornalista più bravo/a del Vallo di Diano?
“Una domanda difficile. Troppi e tutti bravi o quasi. Senza dubbio però, va ringraziata la comunità di Sant’Arsenio che ebbe il merito di concedere, anni addietro, la cittadinanza onoraria al presidente dell’ordine dei giornalisti, Ermanno Corsi, rendendolo così nostro illustre conterraneo. Senza dubbio il maestro per eccellenza resta lui.
Un uomo di stile, di cultura e di signorilità. Un uomo ed un professionista d’altri tempi.
Un uomo che ha molto del mio mito ispiratore che era e resta il grande Walter Tobagi”.
– Cono D’Elia – ondanews.it –