I carboidrati trasformati sono tutti i prodotti da forno o simili che troviamo al supermercato, ossia biscotti, torte, merendine, patatine fritte e snack in genere⦠e tutti quelli ad alto Indice Glicemico (IG) come pane bianco, pasta, riso eccetera.
Questi carboidrati derivati dai prodotti trasformati e raffinati, secondo un nuovo studio, ci mettono a rischio dipendenza da cibo, poiché agiscono sui centri del piacere del cervello, stimolando la continua ricerca di appagamento e le voglie irrefrenabili, proprio come una specie di droga.
A sovrintendere questo processo di ricompensa cāĆØ la dopamina, un neurotrasmettitore che viene prodotto proprio a seguito di un processo chimico innescato da certe sostanze. Per esempio, ĆØ stato provato che a seguito dellāuso di droghe la dopamina viene prodotta in grandi quantitĆ .
A indagare sugli effetti dei carboidrati trasformati sulla ricompensa mediata dalla dopamina, ĆØ stato uno studio pubblicato sullāAmerican Journal of Clinical Nutrition e condotto dai ricercatori dellāObesity Prevention Center presso il Boston Childrenās Hospital, che hanno reclutato 12 maschi in sovrappeso di etĆ compresa tra i 18 e i 25 anni. A questi ĆØ statoĀ fatto assumere in due diverse occasioni un frullatoĀ che presentava le stesse caratteristiche organolettiche (sapore, colore, densitĆ ). Nel primo caso, tuttavia, il frullato conteneva carboidrati ad alto Indice Glicemico; nellāaltro carboidrati a basso Indice Glicemico.
Quando i partecipanti hanno bevuto i frullati ad alto Indice Glicemico gli zuccheri nel sangue sono arrivati rapidamente a livelli di picco, per poi arrestarsi bruscamente quattro ore dopo. In questa fase, quando la glicemia ĆØ scesa rapidamente, non solo i partecipanti hanno provato fame, ma le scansioni cerebrali mostravano che era in atto unāintensa attivazione del nucleo accumbens, una regione del cervello coinvolta nella dipendenza. Al contrario, quando i partecipanti hanno assunto il frullato a basso Indice Glicemico, i livelli di zuccheri nel sangue sono saliti lentamente, e allo stesso modo sono scesi lentamente.
Secondo i ricercatori, i risultati dimostrano che,Ā a paritĆ di calorie e dolcezza dellāalimento, la differenza la fa lāIndice Glicemico, che ha mostrato di agire sul cervello, innescando i processi legati alĀ piacereĀ e laĀ ricompensa.