I reati tributari possano essere considerati “presupposto” del riciclaggio?
I rapporti tra il delitto di riciclaggio e i reati fiscali hanno sempre rappresentato una tematica oggetto di numerosi dibattiti in dottrina ed anche in giurisprudenza con una tesi restrittiva che, per anni, ha preso il sopravvento, escludendo tali reati dal novero dei reati presupposti in considerazione dell’assenza di un profitto.
Dunque i reati fiscali, non producendo il c.d. denaro fresco (beni e denaro) e talvolta producendo un solo risparmio di imposta, non potevano essere considerati come rientranti nella concezione di riciclaggio del codice penale. Infatti, lo stesso prevede che chiunque sostituisce o trasferisce denaro, beni o altre utilità provenienti da delitto non colposo ovvero compie in relazione ad essi altre operazioni, in modo da ostacolare l’identificazione è punito per riciclaggio.
L’obiettivo dell’evoluzione normativa a livello europeo ed anche nazionale è stato volto a sganciare il riciclaggio da un nucleo di delitti “gravi” in un’ottica, potremmo dire strategica, orientata a rafforzare la prevenzione e contrasto della criminalità economica in generale.
Infatti, anche con l’introduzione nel nostro sistema dell’autoriciclaggio (self laundering) in cui si punisce chiunque, avendo commesso o concorso a commettere un delitto non colposo, impiega, sostituisce, trasferisce, in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative, il denaro, i beni o le altre utilità provenienti dalla commissione di tale delitto in modo da ostacolare concretamente l’identificazione della loro provenienza delittuosa, si è avuta una rilevante modifica normativa in ottica di lotta all’evasione fiscale.
A ciò si è aggiunta la “voluntary disclosure” certificando il legame tra condotte di riciclaggio in senso ampio e reati fiscali.
Oggi vige una tesi prevalente che configura il risparmio di imposta come profitto rappresentato dal mancato pagamento dell’imposta che il soggetto impiega in attività economiche. Ad esempio, l’attività d’impresa dell’imprenditore evasore che cosi effettua condotte di ‘ripulitura’ o impiego.
Infatti, leggendo il Rapporto UIF di luglio 2018 emerge che, dall’analisi delle segnalazioni di operazioni sospette, oltre un terzo delle segnalazioni riguardano violazioni di norme fiscali.
In conclusione, evasione fiscale e riciclaggio sono fenomeni strettamente connessi perché l’evasione è lo strumento per precostituire “fondi neri” da reinserire nel circuito economico o per agevolare altre condotte criminose.
– Fiorella Della Guardia – Responsabile Area Antiriciclaggio Banca Monte Pruno –
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