Una lettera fatta recapitare da Consac a diversi utenti di Teggiano, nella quale si sostiene di vantare dei crediti maturati negli ultimi 5 anni a causa di una non congrua applicazione di un regime tariffario agevolato ad utenti non residenti.
Questo uno dei temi affrontati dal Codacons Vallo di Diano, attraverso la conferenza stampa appositamente convocata e che ha visto protagonisti, tra gli altri, il responsabile della sede dell’associazione Roberto De Luca e gli avvocati Lisa Babino, Elisabetta Giordano e Silvana Viola. L’incontro ha, inoltre, affrontato le tematiche relative al ridimensionamento del plesso ospedaliero di Polla, al rischio di un consolidamento della ‘ndrangheta sul territorio valdianese ed al fatto che molti risparmiatori titolari di buoni fruttiferi postali trentennali, al momento della riscossione, ricevono una somma inferiore alle aspettative.
“La comunicazione della Consac rappresenta solo l’ultimo degli episodi legati alla società di Vallo della Lucania – sottolinea De Luca – Siamo in perenne rotta di collisione con il loro modo di gestire le cose. Il ridimensionamento dell’ospedale ed il consolidamento della presenza della ‘ndrangheta nel Vallo, poi, sono chiari esempi del fatto che il venir meno di servizi può causare notevoli disagi ai cittadini”.
“Diversi utenti teggianesi stano ricevendo la comunicazione della Consac – spiega poi l’avv. Babino – avente ad oggetto la regolarizzazione della tipologia tariffaria. Essendovi stata, nel 2011, la cessione del contratto dal Comune alla Consac, la successione deve avvenire alle stesse condizioni. La richiesta odierna di variazione della tariffa va verificata, in particolare, in merito ai 5 anni di retroattività, sui quali ci sono seri dubbi di legittimità”.
“Un territorio ricco di risorse come il nostro – aggiunge l’avv Giordano – non può venir privato dei servizi principali, a vantaggio di Vallo della Lucania e del potentino. Siamo noi cittadini a doverci attivare ed a vigilare”.
L’avvocato Viola, infine, ha affrontato la questione legata ai buoni fruttiferi postali. “Sui buoni erano indicati gli interessi. – ha detto – Arrivati alla scadenza degli stessi ed al relativo rimborso della somma, invece di restituire l’interesse calcolato secondo la tabella pattuita, Poste Italiane rimborsa circa il 30% dell’importo. Ciò non è legittimo perché quello che viene stipulato, deve essere mantenuto nel tempo, a meno che le parti non decidano di modificare tali aspetti”.
– Cono D’Elia –