Oggi sempre più turisti scelgono di partire con in mano lo smartphone. L’espressione “Spegnerò il telefono” di chi prima partiva per le ferie è ormai quasi in disuso, segno di quanto i device tecnologici oggi siano strumenti necessari durante e dopo la fase organizzativa di un viaggio. Destinazione mare, montagna o città d’arte, sempre più italiani decidono di progettare le proprie vacanze in maniera “evoluta”, facendo ricorso a decine di app (sempre più note e molte scaricabili gratuitamente) che permettono di aprirsi al turismo esperienziale. Quello che oggi si ricerca non è solo svago e semplice evasione, ma autenticità di contatto con il territorio che si raggiunge e chi lo popola.
“Molteplici sono le meraviglie della natura, ma tra tutte la più grande è l’uomo”, scrive Sofocle nell’Antigone. Così, ci si affida ai local friends individuati online per conoscere quella determinata regione: chi può farne scoprire i segreti, attraverso itinerari speciali più empatici di quelli dei tour operator, meglio di chi vive quel luogo quotidianamente? Si creano, quindi, vere e proprie community in espansione, con coinvolgimento e successo crescenti.
Alla base di queste nuove modalità di viaggio, che si traducono in operazioni di sharing economy che possono trasformarsi in attività redditizie in zone svantaggiate, c’è di sicuro il fattore umano: alla ricerca di nuovi rapporti da intrecciare e desiderosi di confronto con persone che vivono in realtà e terre sconosciute e lontane dalle nostre, chi si iscrive alle piattaforme online e alle mobile app esperienziali trova tutto questo a portata di dito. Tante sono le possibilità offerte: dalle guide per particolari itinerari all’ospitalità ricambiata, fino al social eating, cene organizzate a casa di privati per l’incontro con gli altri.
– Gianpaolo D’Elia –