Nelle “puntate precedenti” si è fatto riferimento a diverse inchieste ambientali che hanno riguardato il centro-sud Italia e il cui iter processuale non pare aver offerto risposte concrete in termini di effettive responsabilità.
Non è stato nemmeno accertato, quindi, se il Vallo di Diano sia stato o meno interessato da traffici illeciti di rifiuti.
E’ accertato, invece, per quanto attiene alle operazioni “Cassiopea”, “Re Mida” e “Giro d’Italia”, il coinvolgimento di un soggetto originario del Vallo, Luigi Cardiello che, dopo aver operato nel comprensorio, è risultato da alcune inchieste della Magistratura, essere coinvolto, un po’ in tutta Italia, in diverse operazioni legate al traffico di rifiuti tossici.
E questo, forse, qualcosa vorrà pur dire.
Lo sversamento di rifiuti sembra esserci stato, ma quali aree del comprensorio valdianese avrebbe maggiormente interessato e chi sarebbe stato “a capo” di tali attività?
Ci sono stati davvero, come qualcuno sostiene, movimenti più che “sospetti” relativi a scarichi ed interramenti, la maggior parte dei quali notturni, nei pressi del fiume Tanagro e in terreni compresi in diversi comuni del Vallo di Diano?
E se ci sono stati, hanno visto il coinvolgimento di agricoltori o costruttori locali che per soldi, avidità o ignoranza avrebbero, in qualche caso, potuto “appoggiare” tali attività?
O il Vallo di Diano è stato risparmiato, almeno in parte, dalle suddette attività criminose?
Difficile dirlo. In casi come questo finiscono per risultare fondamentali le testimonianze dirette della gente. E stando proprio ad alcune dichiarazioni e ad articoli di giornale, sarebbero state diverse, soprattutto negli anni ’80 e ’90, le attività illecite.
Alcuni casi di tumore, poi, che negli ultimi anni si sarebbero registrati, non solo nella stessa area, ma in appartamenti compresi nella stessa struttura, in un comune del Vallo di Diano, pare abbiano generato non poca preoccupazione tra i residenti, contribuendo a tenere alta l’attenzione sul tema.
Non si può sostenere con certezza che ci sia un collegamento tra il l’insorgere di tali patologie e la zona nella quasi si vive, ma tutto ciò sembra rappresentare un campanello d’allarme abbastanza “rumoroso”.
Insomma, il panorama è alquanto vasto, ma non ci si può limitare a capire ed analizzare chi e quando sia penetrato o possa penetrare nel Vallo di Diano, inquinandolo. Perché, almeno in parte, il problema sembra essere “interno” al Vallo.
Per far sì che si riesca, una volta per tutte, ad andare oltre, è fondamentale, quindi, la collaborazione del maggior numero possibile di utenti, attraverso testimonianze e segnalazioni (anche anonime) per cercare di far convergere l’attenzione verso dei punti ben delimitati e specifici.
Perché la sensazione è che qualcuno sappia molto di più rispetto a quanto da noi conosciuto.
Collaborare con le Forze dell’ordine, in questo caso, sarebbe più che mai vitale per il nostro territorio.
– Cono D’Elia – ondanews –