Nella Sala Sanseverino della Certosa di Padula si è tenuta oggi la XIX edizione dei riconoscimenti alla lotta alla criminalità in memoria di Joe Petrosino, il detective padulese ucciso per mano della criminalità organizzata a Palermo.
I premiati diventeranno soci onorari dell’associazione. I principali destinatari sono gli alunni del Liceo Scientifico “Carlo Pisacane” di Padula in virtù del simbolo dell’integrazione degli italiani all’estero e della legalità impersonificati da Joe Petrosino.
Ha partecipato all’evento anche Jerry D’Amato, vice presidente della Joe Petrosino International Association in America. “Una volta in America il nome italiano veniva additato come mafioso, oggi non è più così”, chiosa D’Amato con orgoglio.
“Questo premio ci consente di ricordare il pioniere alla lotta contro il crimine organizzato. – afferma la sindaca Michela Cimino – Dobbiamo essere fieri delle gesta di un nostro concittadino, uomo diventato martire e simbolo della legalità. La mia Amministrazione intende affiancare l’associazione internazionale Joe Petrosino in tutte le attività per impedire che le mafie penetrino nel tessuto socio economico del Vallo di Diano”.
Hanno partecipato all’evento anche i rappresentanti del Circolo Caduti e dispersi in guerra di Padula, il Presidente del Club San Cono di New York Rocco Manzolillo, il segretario dell’Associazione Giornalisti Vallo di Diano Pietro Cusati e il presidente della Pro Loco di Padula Vincenzo Petrizzo.
Gli interventi sono stati a cura di Vincenzo La Manna, Presidente associazione internazionale Joe Petrosino che non ha mancato di ringraziare gli agenti e i giornalisti in nome del coraggio e della dedizione del detective padulese Joe Petrosino.
Energico e motivato l’intervento di Nino Melito Petrosino, presidente onorario associazione internazionale Joe Petrosino e pronipote del detective.
“Ai nostri premiati dico che questo riconoscimento è uno stimolo a fare di più seguendo l’esempio di Joe Petrosino che a 49 anni ha immolato se stesso in nome della legalità. – commenta il pronipote Nino Melito – La casa natale di Joe è sempre aperta nel rispetto dei principi di famiglia che ci contraddistinguono”.
Tra i premi, l’attestato di merito è andato a Roberta Ruscisa, giornalista.
Inoltre “Per gli alti valori espressi nel 1985 ferito nella strage di Pizzo Lungo”, ha ricevuto il riconoscimento Ruggirello Antonino, agente della Polizia di Stato di scorta al giudice Carlo Palermo.
Per aver sgominato la cupola di Cosa Nostra il premio è stato assegnato a Ivan D’Anna, Vice Ispettore Polizia di Stato, già componente della sezione Catturandi di Palermo. “Il premio lo prendo a nome di tutte le donne e gli uomini che hanno lavorato con me – dichiara- Siamo un orologio in cui tutti i meccanismi sono fondamentali”.
Giuseppe Carini, testimone di giustizia che portò all’ergastolo i mandanti dell’omicidio di don Piero Puglisi è stato destinatario del premio. “Si fa fatica nelle istituzioni a comprendere che i testimoni di giustizia sono uno strumento di contrasto nelle lotte alle mafie – dichiara – Infatti solo nel 2001 è nata la figura giuridica del testimone”.
Un ulteriore riconoscimento è stato assegnato a Roberto Tartaglia, magistrato e vice capo del Dipartimento affari giuridici e legislativi della Presidenza del Consiglio dei ministri.
“Conoscevo la storia di Joe Petrosino a grandi linee, ma mi sono reso conto della potenza simbolica in una intercettazione di mafia condotta a Palermo nell’operazione ‘Apocalisse’. – afferma – Un indagato si vantava di avere avuto tra i suoi parenti un mandante dell’omicidio di Petrosino. ‘Gli abbiamo fatto smettere di far danni’, diceva. Voglio dunque ricordare Petrosino come padre della cooperazione internazionale, costruita in quel periodo storico a mani nude”.
Il premio Joe Petrosino è stato consegnato anche a Sigfrido Ranucci, giornalista RAI e conduttore di Report per le inchieste di alto livello. “Parlare di legalità, in questo momento, vuol dire essere fuori tono rispetto al mood della società civile – dice – Come trasmissione di inchiesta sento una forma di accerchiamento che si è fatta sempre più stringente. Come cittadino e come informatore sono molto preoccupato per la carenza di magistrati, di cancellieri e di Forze dell’Ordine. Sono ancora più preoccupato per il divieto imposto ai noi giornalisti di parlare degli indagati: è come dire che andando al cimitero si trovano solo figure eminenti e nessun figlio di buona donna”.
Presenti anche Gianluca Trombetti del Comando Provinciale dei Carabinieri, Giovanni Guzzo, Vice Presidente della Provincia di Salerno e don Giuseppe Radesca.