Il 20 ottobre 1999 è stata approvata la legge 380 per l’istituzione del servizio militare volontario femminile e garantire pari opportunità tra uomo e donna in tema di reclutamento, grado, specializzazioni e incarichi nelle Forze Armate e nella Guardia di Finanza. Il Maggiore Federica Maddalena ha vinto il concorso per entrare nell’Aeronautica Militare nel 2000, proprio al primo appello aperto alle donne. E’ stata tra le prime donne pilota militari in Italia, pilota di caccia Eurofighter – il più avanzato aereo da combattimento mai sviluppato in Europa – e oggi è pilota istruttore presso la scuola di volo di Galatina, in provincia di Lecce.
Ma com’è l’ambiente militare per una donna? Che sensazioni si provano a pilotare i caccia? E’ complicato poter conciliare la carriera militare con la famiglia? Di questo e altro abbiamo parlato con il Maggiore Federica Maddalena che ci ha gentilmente concesso questa intervista.
- Maggiore, lei è tra le prime donne pilota militari in Italia. Cosa l’ha spinta a fare questa scelta?
Sono sempre stata affascinata dal volo, anche se nel 2000 quando sono entrata in Aeronautica Militare non avevo idea della vita che avrei condotto come pilota. Scoprirlo è stata poi una piacevole sorpresa: ho trovato un mondo caratterizzato da altissima professionalità e profondi valori, che mi ha fatto capire che avevo intrapreso la strada giusta dandomi la forza di superare le difficoltà di un percorso lungo e impegnativo.
- Ci può descrivere cosa si prova a pilotare un Eurofighter? Che tipo di preparazione ci vuole per raggiungere questi livelli?
Ho trascorso molti anni in un Reparto Operativo volando sull’Eurofighter, anche se da oltre due anni sono istruttore di volo presso il 61° Stormo di Galatina. La sensazione è prima di tutto di grande responsabilità verso la Nazione che ci ha affidato il compito di difendere i cieli italiani 24 ore su 24, 7 giorni su 7, 365 giorni all’anno. Non posso però trascurare anche le emozioni che scaturiscono dallo stare alla guida di un mezzo che vola ad oltre 2.000 km orari, emozioni che si amplificano in modo esponenziale quando, a seguito di uno scramble, siamo chiamati ad intervenire rapidamente per intercettare e identificare tracce aeree sospette rilevate dai radar. Naturalmente per arrivare a salire a bordo di un F-2000, ci vogliono impegno, sacrifici e soprattutto una grande determinazione. L’addestramento dura anni e richiede studio e pratica continui, niente è lasciato all’improvvisazione. E a pensarci bene oggi provo uguale soddisfazione e grande motivazione proprio nell’essere parte integrante e attiva di quell’addestramento che prepara i giovani aviatori a confrontarsi con velivoli ad alte prestazioni e scenari operativi complessi.
- In un ambiente prettamente maschile come quello militare, ha subìto discriminazioni in quanto donna?
Non ne ho mai subite e, un po’ per carattere, un po’ perché quello militare è un ambiente sano e rispettoso, nel quale si vede la sostanza delle cose, mi sono sempre trovata bene a lavorare con colleghi quasi tutti uomini. Certo, mi farebbe piacere avere più colleghe, ma sono convinta che presto ci arriveremo. Per tutto il corso della carriera alle donne vengono garantite le stesse opportunità della componente maschile senza limitazioni o preclusioni di sorta. Nel nostro ambiente, il personale militare femminile, infatti, assolve oggi all’intero spettro di incarichi operativi e di supporti senza differenziazioni, sia sul territorio nazionale che in tutti i principali teatri operativi, nei diversi ruoli/corpi e specialità.
- Ci sono differenze tra l’addestramento per gli uomini e quello per le donne?
Nel campo della formazione e dell’addestramento non sussistono differenze tra uomini e donne in quanto tutto il personale frequenta i medesimi corsi presso gli istituti militari, le scuole di volo e i centri di addestramento. Il motivo dietro questa scelta risiede nel fatto che il “prodotto” finale deve essere un pilota competente e capace, al di là delle questioni di genere. Nella mia attuale veste di istruttore di volo mi sono trovata, a mia volta, ad avere allievi di entrambi i sessi ai quali garantisco la stessa qualità di addestramento senza fare alcuna distinzione. Come si può ben immaginare la professionalità non ha sesso.
- Secondo lei una donna può conciliare la carriera militare e la famiglia?
Conciliare lavoro e famiglia è un’impresa per tutti, non solo per noi donne con le stellette. Ci vuole sicuramente volontà ma anche comprensione e supporto da parte degli altri componenti della famiglia. Bisogna sapersi organizzare e riuscire a distribuire al meglio i compiti. Non nascondo che la vita del pilota sia impegnativa: siamo soggetti a orari particolari, continue sollecitazioni fisiche e frequenti spostamenti di sede lavorativa. Per questo è ancor più importante che la famiglia condivida le scelte e le sostenga. Inoltre proprio per tutelare in senso generale le famiglie del personale della Difesa, l’Ordinamento ha previsto alcune forme di tutela volte ad agevolare i ricongiungimenti familiari, a tutelare il personale che assiste soggetti diversamente abili e a estendere anche ai militari le norme sull’assegnazione temporanea dei coniugi con figli minori di età inferiore ai tre anni.
- Quanto è stato importante per le donne l’aver avuto la possibilità di entrare nelle Forze Armate? Rispetto a quando ha fatto lei il concorso, nel 2000, le cose sono cambiate?
In Italia il servizio militare femminile, avviato nell’anno 2000, ha rappresentato uno dei grandi cambiamenti che hanno segnato il profondo processo di trasformazione del mondo militare degli ultimi anni ed ha contribuito, a mio avviso in modo fondamentale, a trasformare le Forze Armate in uno strumento più professionale, pienamente interforze e interoperabile in ambito nazionale e multinazionale. A distanza di oltre 20 anni, siamo divenute una presenza solida, radicata in tutti gli ambiti, senza limitazioni di impiego. Insomma, ci è voluto qualche anno, il tempo di formare delle professioniste. E credo che i risultati siano ottimi.
- Attualmente di cosa si occupa?
Come dicevo prima, oggi sono pilota istruttore presso la scuola di volo di Galatina, in particolare dallo scorso mese di agosto ho assunto l’incarico di Comandante del 212° Gruppo Volo, l’articolazione del 61° Stormo che si occupa della fase più avanzata dell’addestramento dei piloti destinati alle linee caccia. Fare l’istruttore non è un lavoro facile, non basta sapere le cose, devi imparare a trasmetterle nel migliore dei modi. Qui alla scuola di Galatina poi, insegnare è sempre molto stimolante perché permette di confrontarsi con giovani allievi, italiani e stranieri, con culture e abitudini differenti, ansie e paure ma anche desideri e sogni di quell’età, cercando di trovare sempre il metodo di insegnamento più efficace con ognuno di loro. In tutti i casi l’elevato livello tecnologico dei mezzi a disposizione e la disponibilità e la professionalità del personale ci aiutano a svolgere il nostro ruolo al meglio.
- Per concludere, cosa si sente di consigliare alle ragazze che vogliono entrare nelle forze armate?
Che devono farlo senza lasciarsi intimidire dall’idea comune che il lavoro del militare sia prerogativa maschile e, se questo è davvero il loro sogno, sapranno affrontare ogni sfida che si frapporrà tra loro e l’obiettivo che hanno in mente. Mi sento di dare un consiglio che è valido per tutti, non solo per le donne, quello di avere più fiducia in sè stessi: con impegno e passione, giorno dopo giorno, gli ostacoli si superano e questo dà ancora più sicurezza e motivazione ad andare avanti.