Ne “Le notti del carrubo lunato” Barbara D’Alto evoca con la parola ciò che proviene “Dal fronte psiche” e, nonostante le “Interferenze” che distraggono con piccoli inganni la sua coscienza, ci dona i suoi sentimenti e le sue emozioni, svelandoci i segreti della sua anima solitaria, luminosa e distaccata dal mondo come la Luna. Solo chi è capace di ascoltare e leggere il silenzio della solitudine, può scriverne la storia che muto, continuamente, racconta.
- Dopo “Interferenze” e “Dal fronte psiche”ecco “Le notti del carrubo lunato”. Scrivere è una necessitĂ ?
Si, cara Paola. Scrivere è una necessità , un’urgenza del cuore. Forte, irrefrenabile.
- Cos’è la scrittura?
Potrei darti tante risposte, ma quella che sento piĂą vicina alla mia sensibilità è considerare la scrittura come “respiro dell’anima” e anche, al contrario, come “apnea” per il suo calarsi nelle profonditĂ del mondo.
Grazie all’uso raffinato ed evocativo della parola, ci conduci in luoghi e tempi della tua memoria. Questo “mostrare” è un manifestarsi, presentandosi e nello stesso tempo nascondendosi, come fa la luna?
- La narrazione è forse proprio questo: un manifestarsi nascosto.
Il romanzo “Le notti del carrubo lunato” è dedicato a Barbara, Sveva e Federica, stupende nipoti. Può considerarsi un dono di vita?
Nella frase di Alberoni , messa in exergo del libro, si evidenzia la particolare sensibilitĂ femminile nei confronti delle letteratura. Spero che le mie nipoti esaltino e sviluppino questa caratteristica. Sono certa che lo faranno.
- In tutti i romanzi c’è la presenza della magica, misteriosa”luna”, figura femminile. In realtĂ questa presenza potrebbe nascondere il dolore per un’assenza, quella della “madre”? Come la ricordi?
Il ricordo di mia madre è forte e tenerissimo: una donna lunare, talvolta indecifrabile, che amava scrivere. La sua assenza è presenza costante.
- Perché hai iniziato a scrivere?
Ne “Il libro dei libri perduti” Stuart Kelly dice che talvolta dentro di noi ci sono libri non scritti, pagine bianche che attendono la pioggia dalle parole. E così, un giorno, improvvisamente ti accorgi che non puoi piĂą attendere.
- La scrittura può essere considerata come un luogo dell’incontro?
Certo: la letteratura è un’agorà , una piazza dove si incontrano autore e lettore, ognuno con i sui bagagli di vita , in attesa di un treno che li porti lontano.
- Quanto c’è di autobiografico nel romanzo “Le notti del carrubo lunato”?
Tutto e niente. I sentimenti , di sicuro.
- Il romanzo può essere considerato una dichiarazione d’amore verso un paese, la sua gente, i suoi oggetti, le piante, le sue stagioni?
Una dichiarazione istintiva e inconsapevole , elaborata dall’inconscio come un amore disvelato inaspettatamente.
- Quale personaggio è Barbara D’Alto nel romanzo?
In ogni personaggio c’è un po’ di me sia per caratteristiche analogiche che contrastive. Ma è Alma la più vicina alla mia sensibilità .
- Il tuo stile di scrittura è molto elegante e curato. La parola vive autonomamente con tutte le sue connotazioni e la sua forza espressiva e comunicativa. Allora la “parola” ama, soffre, muore?
Nella scrittura la parola è tutto. Non è un involucro, un contenitore: è carne e sangue.
- E’ giĂ terminato il quarto romanzo. Puoi anticiparci qualcosa?
Per il mio quarto romanzo navigo in mare aperto, perché aperte sono le storie, i fatti, gli accadimenti e non si conosce mai la rotta in anticipo. Posso dirti, però, che è una storia polifonica, piena di sentimento e mistero.
Questo magnifico dialogo con la propria anima, che avviene attraverso la scrittura, permette a Barbara di mostrarsi come realmente è: una donna non facile, misteriosa, silenziosa. Ma sarĂ veramente così? L’immagine dell’argentea luna mi torna alla mente. Come la luna, Barbara si mostra, si cela. E sorride. Come la luna sembra sorridere e seguire i bambini che la guardano dalle auto . “Mamma, ma la luna mi segue?” Domanda spontaneamente una bambina alla mamma prima che il grande portone di legno del collegio si apra. Mi sembra di sentire la risposta: ” Sì, la luna ti segue e starĂ sempre con te, come la tua mamma”. Ma il portone si chiude, lasciando fuori quelle importanti, magiche presenze che ora rivivono, grazie alla scrittura, nell’animo di una donna e respirano all’unisono con i sospiri di una bimba e con le lacrime nascoste di una madre. Nel cuore di entrambe: un muto abbraccio e lo sguardo della Luna.
 NOTE SULL’AUTRICE
Nata in Albania. E’ Dirigente Scolastico. Ha pubblicato “Interferenze” , Plectica 2004, ” Dal fronte psiche” Intra Moenia, 2007, “Le notti del carrubo lunato”, Plectica 2010. Nel 2007 ha ricevuto il premio letterario “Torre Petrosa”. Vive a Monte San Giacomo, dove il 4 Luglio è stato presentato il romanzo “Le notti del carrubo lunato”.
– Paola Testaferrata –