E’ stato presentato ieri pomeriggio, presso il Polo Multimediale di San Pietro al Tanagro, il libro “Novelle Salernitane” di Francesco Curcio. A moderare l’evento è stato il Direttore editoriale di Ondanews Rocco Colombo che nel suo intervento ha sottolineato proprio come questo libro sia geniale, particolare ed innovativo che coinvolge in modo critico il lettore.
I saluti iniziali sono stati affidati al presidente dell’associazione “+ Insieme” Piera Aromando: “Un ringraziamento particolare va a Francesco perché ci ha permesso di organizzare questa giornata rendendo partecipe l’associazione e poi perché rappresenta un po’ quello che quotidianamente vediamo nei nostri territori, giovani che partono per andare a cercare la loro strada fuori e poi ritornano con degli obiettivi raggiunti. Sono 4 novelle una più bella dell’altra. Ogni novella tratta un argomento diverso e lo fa in modo particolare da stimolare la curiosità nel voler continuare la lettura. Il finale di ogni novella mi ha dato un messaggio”.
“Voglio fare un plauso alla concretizzazione di un progetto che Francesco ha fortemente voluto in un momento di crisi anche letteraria – commenta don Franco Maltempo – Ci vogliono coraggio e determinazione nell’intraprendere e portare avanti un lavoro letterario di questi tempi. Gli scopi di questo libro sono formativi e informativi. Scorrendo le pagine si apprendono notizie sconosciute o parzialmente conosciute, ho colmato anche lacune conoscitive”.
E’ intervenuto per un saluto anche il presidente del Consiglio comunale di San Pietro al Tanagro Antonio Pagliarulo.
L’analisi dettagliata della scrittura e dei tratti dei personaggi di ogni novella è stata affidata all’architetto Enrico Coiro che ha posto l’accento innanzitutto sulla mancanza del nome dell’autore sulla copertina e questo perché la stesura del testo è maturata dalla tipologia della coralità e l’autore rende omaggio al ruolo determinante di tutti i collaboratori. Nella premessa è contenuto tutto l’assunto estetico e creativo che ha dato origine alle novelle. Ci sono riferimenti a situazioni e fatti ben agganciati alla storia di Salerno e c’è una sospensione indefinita dell’esito quasi a suggerire che ogni lettore possa immaginare un finale diverso.
“Un laboratorio in cui persone vere si apprestano a diventare personaggi finti in un gioco di ruolo è diventato un libro – spiega – Un laboratorio dove tutti sono invitati non solo a leggere ma a partecipare alla realizzazione di una sceneggiatura. Lettori e attori per poter recitare o giocare sono costretti a riflettere sulla possibilità di essere qualcos’altro. La chiave di lettura è proprio il Santo Protettore di Salerno incontrato nella prima novella”.
“E’ una stesura di testo lavorata in maniera laboratoriale con i partecipanti – chiarisce l’autore – Imbastivo solamente il canovaccio iniziale da cui si partiva con la storia. Ho lavorato il testo in prima persona ma reputo coautori i ragazzi nel momento in cui la sceneggiatura è cresciuta insieme. Questo nasce durante il secondo lockdown, all’inizio doveva essere un laboratorio di falegnameria ma, dato che eravamo costretti in casa, è stato rimodulato il progetto. Prima di fare queste sessioni, abbiamo avuto incontri formativi con esperti che sono stati fondamentali. Ho tentato anche di avere registri linguistici diversi. E’ un modo nuovo di scrivere, non si ha il pieno potere e ci si deve affidare alle altre persone. Le morali finali sono mie e nella stesura dei finali ho rielaborato il materiale di partenza per provare a dare un senso”.