Obeso, normopeso, sovrappeso: quante volte abbiamo sentito questi termini nella vita di tutti i giorni?
Essi si riferiscono a quello che rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica nel mondo, soprattutto occidentale ma non solo: l’obesità.
L’obesità è una condizione caratterizzata da eccessivo accumulo di grasso corporeo, in genere a causa di un’alimentazione scorretta e di una vita sedentaria. L’obesità non causa soltanto problemi estetici e psicologici ma è, soprattutto, una condizione associata a morte prematura, essendo un pericoloso fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, l’ictus, il diabete, le osteoartriti ed anche per alcune forme tumorali. Altri problemi associati ad un eccesso di peso corporeo sono l’ipertensione, l’ipercolesterolemia, l’apnea notturna, un aumento del rischio chirurgico e complicanze in gravidanza.
Ma come si fa a dire che una persona è obesa o no? Proprio l’importanza clinica di questa condizione ha reso necessario identificare un parametro valido a livello mondiale che permettesse una classificazione. Questo parametro è l’Indice di Massa Corporea o, con termine inglese, Body Mass Index (BMI). Il BMI, sino ad oggi, si calcolava in modo molto semplice, dividendo il peso, espresso in chili, per il quadrato dell’altezza, espressa in metri.
Sono state così identificate 4 classi di peso: Sottopeso, con BMI inferiore a 18,5; Normopeso, con BMI tra 18,5 e 24,9; Sovrappeso, con BMI tra 25 e 29,9; Obesità, con BMI ≥30. Successivamente l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha ulteriormente distinto l’area dell’obesità definendo: Obesità di I° classe, con BMI tra 30 e 34,9; Obesità di II° classe, con BMI tra 35 e 39,9; Obesità di III° classe, con BMI ≥ 40, gravissima e che spesso richiede un intervento chirurgico specializzato.
Adesso, però, si è deciso di modificare il calcolo del BMI adottando un algoritmo elaborato dagli studiosi della Oxford University. Il nuovo calcolo si ottiene moltiplicando il peso per 1,3 e dividendo il risultato per l’altezza elevata a 2,5. Così si bilancia più accuratamente il peso con l’altezza e si eliminano le approssimazioni che coinvolgevano le persone molto alte o molto basse. Con la nuova formula chi misura meno di 152 cm guadagna 1 punto di BMI, risultando quindi più grasso; al contrario, chi misura quasi 2 metri perde 1 punto.
Questa attenzione al calcolo il più preciso possibile del BMI non è capziosa ma testimonia l’importanza di poter valutare il più oggettivamente possibile una condizione come l’obesità, proprio per l’importanza clinica che essa riveste. Certo il BMI non è l’unico parametro da considerare, perché, ad esempio, Schwarzenegger avrà probabilmente un BMI molto alto, ma non so quante persone avrebbero il coraggio di dirgli che è obeso. Altri parametri, come la circonferenza addominale, sono pure molto importanti.
Tuttavia esso rimane un parametro molto importante per guidare un opportuno intervento di correzione del peso.