Sono considerati iĀ malati immaginari dellāera moderna, ovvero ipocondriaci al tempo di internet cheĀ cercano in rete la conferma medica a sintomi che si convincono di avereĀ ma che, in realtĆ , sono frutto della loro immaginazione, quella sƬ non del tutto sana.
Li chiamanoĀ ācybercondriaciā, acronimo fra cyber e ipocondriaci coniato giĆ nel 2000, perchĆ© sfogano online le loro preoccupazioni sul proprio stato di salute: un fenomeno che solo negli Usa si stima colpisca almeno otto persone su dieci, mentre in Italia interessa il 32,4% della popolazione, secondo i dati di una ricerca del Censis dellāottobre 2012.
Dopo un precedente studio del 2008 condotto dalla Microsoft sulle ansie prodotte dalle ricerche web in tema salute, a mettere nuovamente in guardia è stato il professor Thomas Fergus, assistente alla cattedra di psicologia e neuroscienze del College of Arts & Sciences della Baylor University di Waco, in Texas, secondo il quale oggi la cybercondria può risultare ancor più dannosa della tradizionale ipocondria, perché basta un semplice clic del mouse per avere accesso ad una valanga di informazioni, molte delle quali senza alcuna valenza scientifica, che servono solo ad accrescere la preoccupazione di chi le legge.
Nello studio, pubblicato sulla rivista Cyberpsychology, Behavior and Social Networking, esaminando un campione di 512 adulti sani, con unāetĆ media di 33,4 anni, e basandosi sulle risposte ad asserzioni del tipo āHo sempre voluto sapere cosāha in serbo per me il futuroā e āPasso la maggior parte del tempo a preoccuparmi per la mia saluteā, Fergus ĆØ cosƬ giunto alla conclusione che laĀ sovrabbondanza di informazioni medicheĀ disponibili online, alcune delle quali provenienti da fonti perlomeno discutibili,Ā può generare uno stato di ansia e di terrore spesso non giustificatoĀ e addirittura maggiore rispetto a quello che deriverebbe dalla lettura di un manuale scientifico o dalle risposte ottenute direttamente dal medico.
Ciò può addirittura peggiorare lo stato di salute generale del soggetto in questione, ripercuotendosi poi non solo sulla sua vita personale ma anche sullāintero sistema sanitario nazionale, che deve spesso accollarsi le spese per esami specialistici del tutto inutili.
Bibliografia: www.corriere.it