2 thoughts on “Chiusura Punto Nascita a Polla. I Sindaci affidano l’incarico per presentare il ricorso al Tar

  1. Mi chiedo tutti i politici che ora si affannano a fare una corsa contro il tempo per evitare la chiusura del reparto maternità dell’ospedale di Polla,cosa hanno fatto per far migliorare il reparto stesso ed evitarne dunque la chiusura. La politica vecchia e clientelare dei nostri territori ci ha portato a questo. Tre anni senza muovere un dito,sicuri delle continue deroghe!
    La deroga poi cos’è? È come voler pulire casa nascondendo la sporcizia sotto i tappeti. Il problema resta.

  2. Il danno grave ed irreparabile non è solo per le donne partorienti e per i bambini nascituri nel vasto territorio del Vallo di Diano e Tanagro e Golfo di Policastro, ma per tutte le donne che risiedono in questi territori. La chiusura dei Centri nascita di Polla e di Sapri comporta la soppressione dei Reparti di Ostetricia ginecologia e dell’unità neonatale in entrambi gli Ospedali, con la soppressione di tutti i relativi posti letto, dedicati anche alla tante patologie ginecologiche.
    Ne deriva che, in assenza di Medici Ginecologi in servizio, non potranno essere diagnosticate né curate in questi due Ospedali tutte le malattie, anche tumorali e degenerative, che affliggono la donne dalla nascita e fino alla conclusione della loro vita. Per tutte le donne non potrà essere garantito il Pronto Soccorso ginecologico, che a Polla come in tutti gli Ospedali ha sempre funzionato con Medici del Reparto di Ostetricia-Ginecologia. Per le donne partorienti il danno è ulteriormente grave ed irreparabile, venendosi sicuramente a costituire un pericolo grave nel trasporto, in quanto sul territorio non è attivo il Sistema di traporto materno (STAM) ed il sistema di trasporto neonatale in urgenza (STEN), ambedue previsti dalla normativa per la sicurezza della madre e del bambino.
    Gli Ospedali di Polla e di Sapri vengono “negati” alle donne con profili di evidente illogicità e anticostituzionalità, in relazione all’art. 32 della Carta costituzionale, che prevede l’assistenza sanitaria per tutti i Cittadini, senza alcuna discriminazione di sesso.

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