Voce rotta dall’emozione e occhi pieni di lacrime. Così Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa protagonista del film “Fuocammare” e autore del libro “Le stelle di Lampedusa”, ha raccontato ieri nella Chiesa di Sant’Alfonso a Marina di Camerota alcuni suoi spaccati di vita quotidiana che lo legano indissolubilmente al continente africano e ai suoi figli che sbarcano lungo le coste di Lampedusa con la speranza di una vita migliore, la stessa che li spinge a imbarcarsi sulle carrette del mare per un lungo viaggio che troppo spesso diventa l’ultimo della loro vita.
“Il fenomeno dell’immigrazione esiste da anni e noi a Lampedusa abbiamo sempre accolto i migranti, siamo lì ad aspettarli e non chiuderemo mai il nostro porto – ha dichiarato commosso Bartolo – In 30 anni di lavoro ho visitato 350mila persone e purtroppo sono il medico che ha fatto più ispezioni cadaveriche nel mondo e non è vero che ci si abitua perché ogni volta sto male, piango e ho paura. Purtroppo negli ultimi tempi abbiamo perso i valori dell’accoglienza, della solidarietà e del rispetto, tutti valori che dobbiamo recuperare per essere di nuovo il popolo con la più grande civiltà e democrazia nel mondo“.
Un medico al quale il giornalista Vincenzo Rubano ha consegnato in seduta straordinaria il Premio Internazionale Nassiriya per la Pace.
“Pietro Bartolo rappresenta l’Italia dell’accoglienza e della solidarietà – dichiara Rubano – È un esempio da seguire se vogliamo ritrovare l’orgoglio di essere italiani“.
Un ringraziamento a Bartolo è arrivato anche dal sindaco di Camerota Mario Salvatore Scarpitta che si è detto orgoglioso di ospitarlo e dal parroco don Gianni Citro che ha sottolineato l’importanza del messaggio della comprensione che Bartolo diffonde tra la gente. Presenti all’incontro anche il Vescovo della Diocesi di Teggiano Policastro Monsignore Antonio De Luca, il Tenente Colonnello dello Stato Maggiore di Difesa Angelo Vesto e Rossella Cantisani vicepresidente dell’associazione “Elaia” organizzatrice del Premio Internazionale Nassiriya per la Pace.
– Maria Emilia Cobucci –