C’è grande preoccupazione in carcere a Salerno, tra i poliziotti penitenziari e gli stessi detenuti, per un focolaio di sospetta acariasi (dermatosi prodotta dagli acari) tra le sbarre.
Sulla vicenda è intervenuto il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria perché, nonostante le richieste, “nessun dermatologo si è ancora visto in carcere”.
Per Donato Capece, segretario generale del Sappe, “la promiscuità nelle celle favorisce la diffusione delle malattie, specie quelle infettive, anche tra il personale del Corpo di Polizia Penitenziaria che vive e lavora, 24 ore al giorno, nella prima linea delle sezioni detentive. Se si considera che un terzo della popolazione detenuta è straniera, autorevoli consessi impegnati nella sanità in carcere, come la SIMSPe, hanno constatato che con il collasso di sistemi sanitari esteri e con il movimento delle persone si riscontrano nelle carceri tassi di tubercolosi latenti molto più alti rispetto alla popolazione generale. Se in Italia tra la popolazione generale si stima un tasso di tubercolosi latenti, cioè di portatori non malati, pari all’1-2%, nelle strutture penitenziarie ne abbiamo rilevati il 25-30%, che aumentano ad oltre il 50% se consideriamo solo la popolazione straniera”.
Capece ricorda come l’Epatite C sia tuttora l’infezione maggiormente presente nella popolazione detenuta in Italia. Per il Sappe, dunque, “è indispensabile monitorare costantemente la questione e predisporre ogni utile intervento a tutela dei poliziotti e degli altri operatori penitenziari”.