Sono stati stanziati un milione, 569 mila e 500 euro per il rilancio della sanità nel Vallo di Diano ed è una bella notizia, una delle poche in quest’ultimo periodo.
Questi soldi saranno utilizzati per l’acquisto di vari macchinari che apporteranno sicuramente benefici in questa nostra “malata sanità valdianese”.
Quello che non si deve dimenticare, però, è il settore oncologico perchè, purtroppo, nel Vallo di Diano il numero dei tumori è in crescita.
Si deve necessariamente potenziare il polo oncologico dell’Hospital di Sant’Arsenio, riattivando, ad esempio, la chemioterapia.
Essere sottoposti alla chemioterapia è un qualcosa di straziante perché, nello stesso tempo, restituisce e toglie un pezzetto di vita.
Vengono iniettati nelle vene di un ammalato dei medicinali che rigenerano e distruggono, che nutrono e bruciano ma che sono indispensabili per dare una speranza di ritorno alla normalità.
Essere sottoposti alla chemioterapia significa veder cadere i propri capelli man mano che ci si fa la doccia; ogni volta è un dolore sempre più dilaniante, perché le ciocche che cadono sono sempre più numerose facendo sentire l’ammalato impotente davanti a questa trasformazione.
Essere sottoposti alla chemioterapia significa avere senso di nausea, disgusto per ogni odore e odio per il cibo.
Essere sottoposti alla chemioterapia significa piangere perché ci si sente deboli, sfiniti, quasi annientati.
Essere sottoposti alla chemioterapia significa sopportare tutti questi sacrifici purché portino alla completa guarigione.
A tutte queste sofferenze si deve aggiungere che un malato di tumore del Vallo di Diano si deve spostare di molti chilometri per potersi sottoporre alla chemioterapia, perché, qui, non si può fare.
E’ giusto?
Quello che non si deve dimenticare, però, è il settore oncologico perchè, purtroppo, nel Vallo di Diano il numero dei tumori è in crescita.
Si deve necessariamente potenziare il polo oncologico dell’Hospital di Sant’Arsenio, riattivando, ad esempio, la chemioterapia.
Essere sottoposti alla chemioterapia è un qualcosa di straziante perché, nello stesso tempo, restituisce e toglie un pezzetto di vita.
Vengono iniettati nelle vene di un ammalato dei medicinali che rigenerano e distruggono, che nutrono e bruciano ma che sono indispensabili per dare una speranza di ritorno alla normalità.
Essere sottoposti alla chemioterapia significa veder cadere i propri capelli man mano che ci si fa la doccia; ogni volta è un dolore sempre più dilaniante, perché le ciocche che cadono sono sempre più numerose facendo sentire l’ammalato impotente davanti a questa trasformazione.
Essere sottoposti alla chemioterapia significa avere senso di nausea, disgusto per ogni odore e odio per il cibo.
Essere sottoposti alla chemioterapia significa piangere perché ci si sente deboli, sfiniti, quasi annientati.
Essere sottoposti alla chemioterapia significa sopportare tutti questi sacrifici purché portino alla completa guarigione.
A tutte queste sofferenze si deve aggiungere che un malato di tumore del Vallo di Diano si deve spostare di molti chilometri per potersi sottoporre alla chemioterapia, perché, qui, non si può fare.
E’ giusto?
– Giusy D’Elia – ondanews –