“È diventata intollerabile la totale disattenzione del Governo nei confronti delle imprese di acconciatura ed estetica”. E’ quanto afferma CNA Benessere e Sanità, la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa, che non comprende le disposizioni contenute nel Dpcm del 2 marzo, relativamente alle zone rosse, che hanno confermato la chiusura dei centri estetici e addirittura revocato l’autorizzazione all’apertura dei saloni di acconciatura concessa dagli ultimi decreti.
L’estensione delle zone rosse a gran parte del territorio nazionale ha provocato negli imprenditori profondo malessere e la sensazione che il Governo si disinteressi del tutto alla loro condizione. Il settore, a tutela di clienti e dipendenti, si è dotato di tutte le garanzie necessarie a riaprire saloni di acconciatura e centri estetici nella massima sicurezza, rispettoso delle più rigorose norme e procedure igienico-sanitarie. Non è un caso che saloni di acconciatura e centri estetici, in questi mesi, non abbiano rappresentato fonte di contagio. Tali imprese garantiscono, infatti, la massima sicurezza anche per le modalità di svolgimento dell’attività: lavorando su appuntamento, non generano assembramenti.
“La chiusura delle attività legali, inoltre, sta provocando – denuncia la CNA – il dilagare dell’abusivismo. Con la rischiosa conseguenza che, proprio a causa degli abusivi che operano indisturbati senza rispettare alcun tipo di protocollo o misura di sicurezza, il virus possa diffondersi largamente e con rapidità”.
Nel frattempo le imprese regolari stanno facendo i conti con una drammatica situazione finanziaria. Da un recente studio sui fatturati delle imprese, condotto dal Centro Studi CNA, emerge che nel 2020 il 94% delle imprese di acconciatura ed estetica ha registrato una perdita media di fatturato pari al 25% rispetto al 2019. Di queste imprese solo una su cinque potrebbe ricevere i nuovi contributi a fondo perduto previsti dal Decreto Sostegni se fosse mantenuta l’attuale soglia del 33% di perdita del fatturato. In tal caso, per le imprese di acconciatura ed estetica si profilerebbe, oltre al danno, anche la beffa di non vedersi riconosciuto il risarcimento.
“Imporre la chiusura delle attività – conclude la CNA Benessere e Sanità – rappresenta una condanna a morte per l’intero settore. Le imprese non riusciranno a resistere ancora per molto e la disperazione potrebbe scivolare lungo una china pericolosa. Chiediamo, pertanto, al Governo segnali immediati di attenzione, modificando le modalità per ottenere i contributi a fondo perduto e permettendo ad acconciatori ed estetiste di riprendere la propria attività anche in zona rossa”.
– Chiara Di Miele –