Sono trascorsi 131 anni dal naufragio del piroscafo “Utopia”, la nave che trasportava circa 700 migranti verso l’agognata America. Tra questi, da poco si è saputo della presenza di 6 cittadini di Buonabitacolo.
Nel Mar Mediterraneo la nave seguì la rotta che partendo da Trieste conduceva i passeggeri a New York. Gli scali intermedi nei porti di Napoli e di Genova permettevano di imbarcare altri numerosi emigranti italiani. Proprio nel porto partenopeo salirono a bordo Luigi Chirichella di 23 anni, Felicia Falcone di 42 anni, la 34enne Carmela De Martino con i suoi tre figli Antonio, Stefano e Domenico rispettivamente di 2, 7 e 3 anni. Il loro cognome era Romano.
“Siamo venuti a conoscenza del naufragio del piroscafo Utopia quasi per caso. – dichiara il sindaco Giancarlo Guercio – La settimana scorsa, la ricercatrice storica Pina Mafodda, tra le poche studiose che ha approfondito sul caso, si è messa in contatto con noi per comunicarci la presenza di 6 persone di Buonabitacolo presenti sulla nave al momento del naufragio. Così sono iniziate alcune ricerche nei registri dell’anagrafe ed abbiamo effettivamente riscontrato la presenza di atti di morte relativi ai sei concittadini. Negli atti si fa esplicito riferimento al naufragio avvenuto nei pressi dello stretto di Gibilterra. Da quel momento, appresa la drammatica notizia di cui il paese aveva perduto memoria, è iniziata una attività di ideazione relativa ad alcune iniziative che saranno messe in campo nei prossimi tempi”.
A causa del mare in tempesta la navigazione dell’Utopia procedeva con difficoltà. In queste condizioni, John McKeague, comandante della nave, decise di dirigersi ugualmente verso il porto di Gibilterra per assicurare al vascello un ancoraggio sicuro. Entrando nella baia di Gibilterra, McKeague non si accorse che in rada c’erano diverse navi da guerra britanniche che occupavano l’ancoraggio, da lì lo speronamento tra le navi e l’inevitabile tragedia.
Nel naufragio persero la vita o risultarono dispersi 562 tra emigranti e membri dell’equipaggio. I pochi che si salvarono vi riuscirono perché rimasero aggrappati agli alberi del vapore, rimasti fuori dall’acqua, o perché soccorsi dal coraggio dei marinai delle navi da guerra presenti nel porto che misero in mare le proprie scialuppe di salvataggio.
“Insieme con la ricercatrice Mafodda stiamo organizzando un evento per il 17 marzo giorno dell’anniversario del naufragio. Era infatti il 17 marzo 1891. – afferma Guercio – Infine stiamo ipotizzando un progetto culturale, un docufilm, che possa raccontare i fatti e le condizioni in cui vivevano i nostri paesi a fine Ottocento”.
A Gibilterra è presente una stele che ricorda il tragico accaduto e il Comune di Buonabitacolo si dice pronto ad offrire la stessa riconoscenza verso suoi compaesani scomparsi.
“Stiamo inoltre definendo la realizzazione di una stele che riporti i nomi delle 6 vittime e racconti ciò che è accaduto in quella tragica circostanza”, continua il sindaco.
La vicenda dell’Utopia ha un’eco contemporaneo che non si può ignorare, come ricorda il primo cittadino di Buonabitacolo “la terribile storia dell’Utopia ci parla della nostra emigrazione ed è importante che questo tratto della memoria sia ravvivato soprattutto in un’epoca che tratta in modo davvero discutibile il tema dei migranti”.