L’impressione che si ha, incontrando Stefano Pitino, è quella di conoscerlo da sempre. Estroverso, mostra un sorriso spensierato, ma allo stesso tempo determinato. Sicuro di se stesso, non nasconde di essere un ragazzo sensibile e romantico. Ama il teatro e la scrittura. Eterno amante della fantasia, crea in sua compagnia testi che rievocano il sogno. Con lui parliamo del suo romanzo “Strokes” che, prima di essere pubblicato, è diventato un cult sul web, raccogliendo, per i temi trattati e la forma narrativa originale, il consenso e l’interesse di migliaia di ragazzi e ragazze sui più noti social network.
- “Strokes” sta avendo un grande successo. Com’è nata l’idea di questo libro ?
L’idea di “Strokes” è nata da un tema che da sempre mi ha affascinato: il binomio Eros- Thanatos, ossia, dal greco Amore e Morte, un tema appunto già molto spesso trattato fin dall’antichità classica, ma qui ripreso da me in una chiave originale e “contemporanea” diciamo. Sentivo questa cosa dentro di me e volevo descriverla con un occhio “giovane” e mirato appunto ai giovani, al mondo dei ragazzi, approfittandone per dipingere anche uno spaccato della società giovanile-adolescenziale di oggi, mettendone in luce sogni, speranze, paure, ansie, desideri e contraddizioni. E perché sono sempre convinto che “Il vero amore supera ogni cosa” e ho voluto scrivere “Strokes” appunto per dimostrarlo a tutti.
- Pensi che sia possibile realizzarne una versione per il teatro?
È assolutamente possibile trarre da “Strokes” una versione teatrale, infatti quasi sicuramente ne trarremo una piece a Milano, anche perché il libro è scritto in uno stile nuovo ed efficace che contamina la drammaturgia con la narrazione, trovando una forma originale ed un suo particolare equilibrio .
- Stefano Pitino come si definisce: più attore o più scrittore?
Io non sono propriamente attore, ho recitato moltissime volte in vari spettacoli e lo faccio costantemente ogni anno nei villaggi turistici dove lavoro come capo animatore, ma sono soprattutto regista. Monto e dirigo spettacoli di vario tipo e vario genere, anche musical. Scrivo monologhi, spettacoli, dò lezioni di scrittura, drammaturgia, regia e animazione e presto uscirà il mio prossimo libro. Ma non anticipo ancora nulla.
- Quanto i giovani d’oggi sono romantici?
Tutti i giovani, specialmente le ragazze, quando e se vogliono, sanno essere romantici, chi più che meno, ma purtroppo, al giorno d’oggi è molto più in voga l’immagine stereotipata del “duro”, del “figo” senza cuore, o della “vamp”, della “star” perfetta, dal corpo mozzafiato, senza grasso e senza paura, insomma il “vero uomo” o la “vera donna”. E così spesso,e questo è un altro dei tanti temi di “Strokes”, si tende ad apparire volutamente come quello che non si è, mettendosi una maschera da forti e senza scrupoli, quando invece dentro si è fragili e romantici appunto, ma per paura non lo si dà a vedere. Per paura di soffrire, per paura di essere scalfiti nel cuore e nell’anima. Degli agnellini mascherati per esigenze sociali da leoni.
- Qual è la metafora presente nel tuo romanzo? C’è un significato nascosto ?
“Strokes” è un libro che si presenta a molteplici interpretazioni e letture anche metaforiche. Descrive come ho detto prima la società giovanile di oggi con paure, ansie, sogni, desideri e contraddizioni. Vuole essere un inno ai sogni, alla favola, alla magia e potenza del Vero Amore, come forza che tutto può e che tutto realizza se è appunto Vero. Risveglia nelle persone che lo leggono la capacità di amare ancora, di credere ancora in qualcosa, di chiudere gli occhi e vivere un bellissimo sogno, di rendersi conto che dentro ognuno di noi ci sono delle ali meravigliose e fatate che non aspettano altro che spiccare il volo in un cielo azzurro. Quando si perde la speranza, la fiducia, quando ogni valore viene frantumato e distrutto e soccombe dinanzi alla “Morte” di tutto ciò che di bello c’è nella vita e, giorno dopo giorno, anno dopo anno, viene lentamente “ucciso”, come da un Orologio a pendolo che ne scandisce la fine, ecco che subentra il “Nulla”, il vuoto, l’assenza di tutto, di colori, di speranze, di provare ancora a vivere, di ascoltare di nuovo il battito del nostro cuore e quello delle persone che abbiamo a fianco. Tutto si disgrega, lasciando il posto al vuoto ed il “Nero” avvolge implacabilmente, avidamente ogni cosa. “Strokes” dice che i colori esistono, che dobbiamo ancora credere e che una vita senza Amore è appunto come un arcobaleno senza colori, grigia, vuota, insignificante e destinata dunque a soccombere al “Nulla”.
- Un inno all’amore dunque?
Assolutamente sì, ma anche una storia di “rinascita” interiore, di ritorno alla Vita, ma in una cornice da incubo, “noir”, in uno scontro con la Morte materializzata in uno orologio a pendolo. Bisogna trovare la Chiave per sconfiggerla. Per tornare a vivere ancora. E amare per sempre. Questo è “Strokes”, e questo è lo slogan principale del libro: “Esistono solo due cose alle quali non puoi rifiutare di aprire quando bussano alla tua porta. Una si chiama Morte. L’altra Amore.”
- Se davanti a quell’orologio ci fosse Stefano Pitino?
Davanti all’Orologio, Stefano Pitino c’è già stato nel libro. Una volta per ogni personaggio. E i personaggi sono tanti. Ognuno di loro ha qualcosa da dire, ognuno ha qualcosa da dare, ognuno rappresenta qualcosa. Ognuno di loro possiamo essere noi. Ognuno di loro è Stefano Pitino.
- Come vedi il “futuro” dei giovani in Italia?
Cerco di essere ottimista a riguardo, c’è ancora tanto di buono nei giovani, ci sono ancora tanti sogni e speranze, purtroppo però c’è anche tanto “nero” e spesso ciò porta ad un futuro oscuro, dal quale a volte non c’è più ritorno.
- Quanto è stato difficile trovare un editore?
Trovare un editore è stato facile, perché quando finii di scrivere “Strokes”, ne feci una grandissima campagna pubblicitaria mettendolo a disposizione sul web gratuitamente. Lo pubblicizzai a martello sui social network, in primis Facebook, Badoo e Twitter. Ne feci trailer pubblicitari, lo feci circolare anche in fotocopie per un po’, aprii siti internet, forum e blog. Tutto ciò suscitò l’attenzione e l’interesse di centinaia di giovani in tutta Italia e arrivarono decine di commenti e recensioni positive. Un grande passaparola, un tam-tam mediatico. Era già, prima ancora che uscisse, un piccolo successo. Così, quando lo mandai agli editori, facendo presente e documentando tutto ciò, mi arrivarono numerosi contratti e proposte editoriali e alla fine decisi di scegliere quella che ritenevo la migliore e lo pubblicai.
- “Strokes”, un libro che parla di Amore e Morte. Dalla morte non si può fuggire , ma dall’amore forse sì. Quanto è importante l’amore per un giovane?
Rimane sempre e comunque al primo posto. Mascherato dietro una facciata, come ho detto prima, dietro una corazza, un’armatura, ma sempre e comunque al centro della vita di tutti i giovani d’oggi. Nel bene e nel male l’Amore continua a far battere i cuori e far volare e allo stesso tempo a far soffrire e rigare guance di lacrime. Ma nessuno di noi può farne a meno. Può essere Vita o Morte. Eros… o Thanathos.
Cortesemente Stefano ringrazia per l’intervista e saluta tutti i lettori di Ondanews, lasciandoci il suo desiderio più grande per il futuro: sposarsi ed avere una bellissima bambina. E’ proprio un tipo “particolare”! E “Strokes” (“Battiti”) ne è la prova.
– NOTE SULL’AUTORE –
Stefano Pitino vive e lavora a Milano. Drammaturgo, regista, attore, responsabile animazione nei villaggi turistici. Dopo la maturità classica, si dedica alla formazione teatrale, frequenta le migliori scuole di Milano, acquisisce vari diplomi e attestati nel campo della scrittura e della regia e collabora con i principali esponenti della drammaturgia contemporanea milanese. Lavora attivamente nell’ambito dello spettacolo come autore e regista di drammi, commedie, spettacoli, musical, sketch comici e cabaret per teatri e agenzie di animazione in tutta Italia. Tra gli ultimi testi scritti e rappresentati Il volo, Esame finale, Incanto e Magia, Bum!. “Strokes” è edito da Editrice Zona ed è in vendita nelle Librerie della Feltrinelli.
– Paola Testaferrata –