Scrivere, spesso ĆØ un dovere. A volta ĆØ una necessitĆ dellāanimo.
Scrivere ĆØ fede in una magia: un verbo che esplora la ragione, non di rado la veritĆ , un aggettivo che arriva a chiarire dove prima non ĆØ riuscito, un avverbio che si riprenda il comprensibile appena avanti indecifrabile. Tornare a scrivere, sperando di dire cose non banali o cadere nellāovvietĆ del discorso scontato.
Lāoccasione buona ĆØ il Natale alle porte, gli auguri, lo scambio dei voti di speranza, lāauspicio di giorni migliori. Non per niente si dice, sinceramente moltissimi credono, che a Natale tutti siamo più buoni. Quasi che la bontĆ fosse una qualitĆ connaturata allāuomo, invece che grandezza dāanimo coltivata nel sentimento del bene comune.
Eppure, a Natale riscopriamo momenti di partecipazione intima fatta di incontri sotto lāalbero, quando la famiglia si ritrova intorno al camino scoppiettante e ciascuno porta il dono possibile in questi momenti di ristrettezze e di sofferenza. E sia pure per pochi giorni scopriamo che intorno si respira aria di umanitĆ , di comprensione, di cortesia.
Il ricordo va allāinfanzia, la mia, alla narrazione dei sacerdoti persiani, i Magi, che ānon si misero in cammino perchĆ© videro la stella, ma videro la stella perchĆ© si erano messi in camminoā. Alle campane che annunciano nellāaria il canto del āgloria a Dio nellāalto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontĆ ā.Ā E non posso, oggi, fare a meno di pensare che forse cāĆØ quella gloria, ma certo non quella pace e nemmeno sono molti gli uomini di buona volontĆ nel nostro Paese. E men che meno dalla nostre parti.
Natale viene alla vigilia del nuovo anno e credo un poā tutti, protesi verso la tormentata attesa di giorni migliori, nellāintimitĆ della propria coscienza, ci domandiamo: ma dove stiamo andando?
PerchĆ©, in veritĆ , sullāatlante geografico dellāoggi, fatto di troppi vuoti e di improvvise incognite, lāago della bussola appare come impazzito. E non ĆØ solamente lāatlante geografico del mondo ad essere terremotato, ma forse quello che ci portiamo dentro, che ci fa protagonisti e vittime del quotidiano. Eā il panorama in cui, giorno dopo giorno, cavalchiamo vergogne, emarginazioni, impotenze, piccole e grandi ingiustizie, nel silenzio e nel rumore.
Lavoro, politica, sanitĆ , economia, giustizia, ambiente: esempi concreti di contenuti in crisi profonda, avvelenati con lāaria che respiriamo, come i paesi che abitiamo, fallimenti collettivi perfino nellāuniverso sino a ieri del benessere.
A questo punto ĆØ arrivato il momento di fermarci e di guardarci profondamente negli occhi per cercare una via da percorrere per un futuro comune, per ritrovare i valori della persona e della vita.
CosƬ mi accorgo che ĆØ difficile parlare del Natale di questo 2013. PerchĆ© bisogna fare i conti con tanti aspetti negativi dellāesistenza: il lavoro che manca, la crisi che morde, la povertĆ che angoscia, la giustizia che scarseggia, la sfiducia che penetra, la politica⦠lasciamola da parte per lāoccasione.
Vorremmo un Natale diverso, magari con meno emigrazione e più investimenti, con meno frammentazione e più impresa, con meno presenzialismo e più produttivitĆ , con meno ambiguitĆ e più coerenza. ChissĆ che vedendo la stella di Natale, come i Magi troviamo la forza per metterci in cammino. Che significa mettersi in discussione, interrogarsi, fare un esame di coscienzaā¦
Tutti, perché tutti abbiamo le nostre responsabilità . Nessuno può restare a guardare o, peggio, ad addossare le colpe agli altri. Ecco, così possiamo farceli gli auguri, auguri di serenità , auguri di pace, auguri di prosperità . Verranno, ne sono certo, giorni migliori per tutti.
Auguri a chi ĆØ solo, a chi non ha nessuno con cui spartire la gioia del Natale. Auguri ai giovani: āNon cāĆØ speranza senza paura, e paura senza speranzaā (Karol Wojtyla, La bottega dellāorefice).
Auguri a chi è lontano: mancherà a noi non meno che noi a lui. Auguri a tutti per un giorno che verrà , quando guardando dalla finestra non vedremo più discordie, né lotte, né povertà : prenderemo allora un albero, lo vestiremo di stelle e quel giorno sarà Natale!
– Franco Iorio –