La cultura della legalità, lo sviluppo di comunità, la presenza dello Stato e la sua percezione nei tessuti sociali sono stati i macro temi affrontati ieri sera a Caselle in Pittari durante l’evento “Diffondere la Legalità – Storie, Testimonianze e Resistenza”, promosso dall’Associazione Culturale MAG in Pittari, nella figura del presidente Michele Speranza e con la collaborazione del Forum dei Giovani e del Comune.
La tematica è stata fortemente ispirata dalla presenza del magistrato Catello Maresca, il cui impegno investigativo ha portato all’arresto di Zagaria, il più feroce boss dei Casalesi.
Catello Maresca ha trascorso la sua infanzia dapprima a Barra e Ponticelli, poi a San Gregorio Magno. Da adolescente giocava a calcetto in una squadra locale e durante le trasferte in quella periferia di Napoli ha scoperto per la prima volta la mentalità mafiosa. “Eravamo i ‘chiattilli’ per loro e venendo da fuori la nostra squadra non poteva vincere a casa loro – racconta il magistrato – Così, al termine della semifinale, alcuni compagni trovano le gomme dello scooter squartate”. In questo episodio Maresca riconosce a posteriori i germi dell’omertà in chi quasi non voleva più disputare la finale. Ma alla fine andarono a giocarla. “Forse era incoscienza oppure era il primo seme antimafia gettato”, commenta Maresca.
Attraverso qualche accenno alle sue operazioni e in generale agli eventi di cronaca legati alla criminalità organizzata, la domanda da porsi secondo il magistrato è “Che cos’è la mafia?“. Per rispondere “bisogna studiarla a tutti i livelli – spiega Maresca – Non dobbiamo combatterla ma eradicarla. Per farlo dobbiamo conoscere le sue radici e ragioni profonde. Falcone e Borsellino dicevano di combattere la mafia nelle scuole per costruire la cultura antimafia. Ad oggi siamo tutti più sensibili alla tematica, ma di concreto che si fa? Spesso la banalità delle mafie ci costringe ad incrociarle quando non ce l’aspettiamo. E’ importante dare un contributo alla comunità in modo sano”.
Proprio la cultura della legalità nel viver quotidiano è stato l’aspetto affrontato da Francesco Fedocci, Capitano della Compagnia di Sapri. “L’ascolto è legalità, non saltare la coda è legalità, dove c’è prevaricazione c’è mancanza di rispetto per gli altri e non vince la legalità”, afferma.
Maresca come sottotitolo del suo libro, in cui raccoglie storie e testimonianze legate alla mafia, fa sua la frase “Lo Stato vince sempre” di Michele Zagaria, l’ultimo capo dei casalesi, latitante per 16 anni. “E’ paradossale che lui, che ha dimostrato il contrario per lunghi anni, abbia riconosciuto l’autorità dello Stato. Lo Stato vince sempre, quando decide di intraprendere certe battaglie. Oltre alle autorità, lo Stato è composto da singoli cittadini che compiendo piccoli gesti quotidiani contribuiscono a diffondere la legalità“.
Proprio in virtù della necessità della presenza dello Stato in certi luoghi critici, Maresca ha raccontato di quando andò a bere un caffè in un bar di Casapesenna, paese in cui viveva Zagaria. “In quel paese non avevano mai visto un rappresentante della legge, prima la sicurezza era garantita dalla camorra“. Tornato in seguito alle operazioni che hanno portato alla cattura del boss, il magistrato si è sentito dire “quando c’era lui non c’erano i furti”. “Questa affermazione avvalora la tesi secondo cui la criminalità organizzata va dove si trova il compromesso morale, cioè dove le persone non scelgono chiaramente da che parte stare”, precisa Maresca.
Sotto scorta dal 2008 per le minacce di morte ricevute dai clan camorristici, Maresca sin da adolescente ha professato e interpretato la legalità: “Ho fatto parte dell’associazionismo cattolico: accompagnavamo i pensionati a ritirare la pensione a Portici dove generalmente gli anziani venivano scippati in coda. Questo è solo un esempio per dire che per eradicare le mafie bisogna fare“. Il magistrato attualmente è giudice civile presso il Tribunale di Campobasso.
In tema di legalità è stato notevole l’intervento del Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Lagonegro Vincenzo Bonafine che ha ribadito il ruolo dell’avvocato, nelle vicende di criminalità organizzate, facendo propria la citazione “la toga è l’ultimo baluardo di legalità”.
A contribuire al dibattito, il sindaco di Caselle in Pittari Giampiero Nuzzo, che ha lodato l’iniziativa promossa da giovani, esempio di comunità sana. Presenti, inoltre, l’avvocato Raffaele Vitolo, il Dirigente Scolastico Corrado Limongi e il coordinatore del Forum dei Giovani Filippo Rivello.