Questa mattina i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Salerno hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali e reali nei confronti di 6 indagati a cui risultano contestati a vario titolo i reati di turbata libertà degli incanti e corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, procedendo anche al sequestro, nella forma diretta e per equivalente, di un ammontare superiore ai 543.000 euro.
E’ stata disposta la custodia cautelare in carcere nei confronti di Franco Alfieri, attuale sindaco di Capaccio Paestum e Presidente della Provincia di Salerno, e la custodia domiciliare nei confronti di Vittorio De Rosa e Alfonso D’Auria, legale rappresentante e del procuratore speciale della DERVIT spa, della sorella del Sindaco Elvira Alfieri, legale rappresentante della Alfieri Impianti S.r.l., di Andrea Campanile, dipendente del Comune di Capaccio Paestum e membro dello staff del Sindaco, e del Responsabile tecnico del Comune di Capaccio Paestum nonché RUP dei procedimenti contestati Carmine Greco.
Le indagini, condotte insieme dal Gruppo della Guardia di Finanza di Eboli e dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Salerno, hanno riguardato alcune procedure di affidamento di lavori, tra cui quella relativa all’intervento di adeguamento, ampliamento ed efficientamento energetico dell’impianto di pubblica illuminazione comunale e quella relativa ai lavori di adeguamento e riqualificazione energetica della pubblica illuminazione stradale del Comune, con corpi illuminanti a LED e sistemi automatici di regolazione – telecontrollo e telegestione del flusso luminoso, entrambe bandite dal Comune di Capaccio Paestum e aggiudicate dalla DERVIT Spa.
Secondo la ricostruzione accusatoria, condivisa dal GIP ma suscettibile di ulteriori valutazioni, gli indagati a vario titolo avrebbero turbato con collusioni e altri mezzi fraudolenti le procedure negoziate volte ad affidare le commesse pubbliche al fine di garantire alla DERVIT l’aggiudicazione dei lavori.
Secondo la ricostruzione della Procura della Repubblica, fondata essenzialmente su intercettazioni e sugli esiti dell’esame della documentazione anche informatica acquisita nel corso delle perquisizioni dello scorso 30 gennaio, molto tempo prima dell’ufficiale indizione delle gare Campanile e Greco, operando il primo in nome e per conto di Alfieri e il secondo in nome e per conto del legale rappresentante della DERVIT, avevano concordato le strade da inserire nel progetto esecutivo concernente le future gare, i tempi e i costi dei singoli interventi e ogni altro dettaglio tecnico sui futuri lavori, dando per certo che sarebbe stata la DERVIT ad aggiudicarsi gli appalti.
Proprio questa società, dopo il perfezionamento degli accordi, avrebbe provveduto attraverso sue propaggini organizzative alla materiale redazione degli atti delle due procedure. Contestualmente Greco, operando sempre su mandato del sindaco Alfieri, aveva conferito un incarico in una delle procedure ad un professionista esterno affinché questi firmasse gli atti materialmente redatti dalla DERVIT spa, prevedendo, a fronte di una prestazione concretatasi nell’assunzione della paternità di un elaborato al quale il formale autore era rimasto estraneo, il pagamento di circa 70.000 euro, materialmente non corrisposti. In un’altra procedura lo stesso RUP si era personalmente assunto la paternità degli atti predisposti dalla società che si sarebbe aggiudicata l’appalto e infine si era adoperato per invitare a partecipare alle procedure negoziate ditte compiacenti o senza i requisiti per aggiudicarsi le gare, in modo tale da rendere blindata l’aggiudicazione alla DERVIT, predesignata quale vincitrice fin dal principio.
Ulteriore profilo di illegittimità dell’aggiudicazione è stato individuato nel ricorso ad una procedura di gara (di cui peraltro era stato previsto fin dall’inizio il vincitore) aggiudicata con un ribasso rispetto al prezzo a base d’asta di circa il 17% nella prima gara e di circa il 5% nella seconda gara, benché la DERVIT, peraltro in associazione temporanea con altra impresa, fosse già stata incaricata della manutenzione ordinaria e straordinaria dell’impianto di illuminazione del Comune di Capaccio con contratto di concessione che prevedeva che qualsiasi intervento, anche innovativo, sull’impianto di illuminazione dovesse essere svolto dall’associazione temporanea di imprese con un ribasso del 33%. Con riferimento al secondo appalto, inoltre, l’aggiudicazione alla DERVIT è stata effettuata, secondo la prospettazione ritenuta fondata dal giudice, in violazione del principio di rotazione nell’affidamento delle commesse pubbliche previsto dal nuovo Codice degli appalti. Inoltre, al fine di ottenere dalla Regione Campania il finanziamento dell’intervento della seconda gara, il Comune di Capaccio (con dichiarazione a firma del sindaco Alfieri) aveva falsamente dichiarato che il locale impianto di illuminazione era gestito da una società “in house”, mentre la gestione dello stesso era stata attribuita in concessione all’associazione temporanea di imprese.
Visti il ritardo e la successiva sospensione dell’erogazione del finanziamento regionale, il Comune di Capaccio, su impulso del Sindaco, al fine di garantire alla DERVIT la regolarità dei pagamenti aveva approvato una perizia di variante, per un valore netto di 160.692,26 euro, nell’ambito della procedura relativa all’intervento di adeguamento, ampliamento ed efficientamento energetico dell’impianto di pubblica illuminazione comunale – 1° lotto funzionale. La perizia di variante è stata adottata sempre previa predisposizione degli atti da parte della DERVIT.
Secondo il provvedimento cautelare, come corrispettivo per l’ottenimento degli appalti la DERVIT aveva concesso alla ALFIERI IMPIANTI S.r.l. (società legalmente rappresentata dalla sorella di Alfieri ma di fatto riconducibile al fratello) in subappalto e sub-affidamento parte dei lavori svolti dalla società a Battipaglia. Di questi lavori era risultata aggiudicataria all’esito di una terza e distinta gara bandita dallo stesso Comune, che allo stato non è oggetto di contestazioni, per un ammontare complessivo superiore a 1 milione di euro, nonché l’ulteriore somma di 250.302,60 euro, oggetto di sequestro preventivo disposto dal giudice, corrispondente al maggior costo dei materiali forniti dalla ALFIERI IMPIANTI nell’esecuzione dei subcontratti indicati rispetto a quelli identici che la DERVIT acquistava dallo stesso fornitore di entrambe.
Identico provvedimento cautelare reale ha avuto ad oggetto la somma di 293.545,263 euro, corrispondente al profitto conseguito dalla DERVIT spa e derivante dal reato di corruzione.
Il provvedimento cautelare è stato emesso sulla base degli elementi probatori acquisiti in fase di indagini preliminari pertanto, in attesa di giudizio definitivo, sussiste la presunzione d’innocenza.