A seguito della visione del video diventato virale dell’episodio verificatosi presso l’Istituto “Pomponio Leto” di Teggiano, le operatrici del Centro Antiviolenza Aretusa, del Consorzio Sociale S10 e gestito dall’Associazione Differenza Donna Ong, si dichiarano assolutamente contrariate e fortemente preoccupate per l’accaduto.
“Si ritiene inaccettabile e vergognoso – dichiara il Centro Aretusa – che un tale atto prenda forma all’interno di un edificio scolastico e veda coinvolto un professore che utilizza violenza fisica su un alunno. Un adulto che schiaffeggia e strattona un minore è una dinamica violenta gravissima e assolutamente non giustificabile. A rendere ancora più inaudita tale violenza è la ferma convinzione che la scuola debba essere un luogo di confronto, di educazione, di rispetto, di esempio, dove non vengano mai tollerate manifestazioni di autorità espressi con la violenza. Siamo convinte che la scuola, come istituzione e come luogo, debba offrire ai giovani studenti alternative comportamentali e cambiamenti culturali in cui si possano sperimentare relazioni rispettose, e debba respingere e condannare qualsiasi atto violento”.
“È altresì preoccupante, inoltre, il numero elevato di commenti sui social di incoraggiamento e di ammirazione per la violenza del professore – continua – chiaro segnale che non solo alla violenza si tenda a voler trovare sempre una giustificazione ma anche che la violenza, ancora ad oggi, sembra essere una risposta consona ed opportuna, addirittura meritevole di elogio. L’educazione con la violenza ha come unico risultato l’educazione alla violenza: tale dinamica potrebbe avere gravi conseguenze sul futuro di chi la subisce e di chi la osserva, legittimando inevitabilmente comportamenti aggressivi, maltrattanti, offensivi e svalorizzanti perché appresi come risposte possibili e funzionali in uno scambio relazionale tra individui”.
“Tutti gli adulti hanno una grande responsabilità, quella di essere di esempio ai più piccoli e ai più giovani, gli adulti di domani. Viviamo in un momento storico delicato, ma per nessun motivo si può giustificare la violenza, nè in famiglia, né in contesi sociali. Quello che abbiamo avuto il dispiacere di vedere nel video non è altro che la chiara manifestazione di una cultura patriarcale basata sull’intimidazione, sulla paura, sull’autorità a scapito dell’autorevolezza – dichiara la psicologa Caterina Pafundi, Responsabile del Centro Antiviolenza – L’abitudine passiva ad atteggiamenti violenti, la ricerca di responsabilità e il richiamo ai tempi in cui il sentimento della paura era la conseguenza dello pseudo rispetto ottenuto a qualsiasi costo, sono espressione di una cultura violenta che favorisce il dilagare di comportamenti sbagliati nelle giovani generazioni. La scuola, così come la famiglia, sono gli ambienti embrionali in cui si forgiano le giovani menti e i giovani cuori.”
Il Centro Antiviolenza Aretusa, impegnato costantemente nelle molteplici attività di sensibilizzazione e di prevenzione nei diversi contesti, tra cui quelli scolastici, è contrario ad ogni forma di violenza e rimane a disposizione per chiunque subisca violenza.
– Claudia Monaco –
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