È sul legno del moderno Auditorium “Oscar Niemeyer” di Ravello che si chiude il 2014 di Antonio Barone, danzatore professionista originario di Sala Consilina. Insieme ai colleghi Rossella Brescia e Josè Perez, noti al pubblico televisivo per la partecipazione al programma “Amici”, Barone ha danzato sabato nella “Carmen” di Bizet rivisitata dal maestro Luciano Cannito, all’apertura del “Festival di Capodanno” promosso dalla Fondazione Ravello.
Dalle arie di Georges Bizet e Marco Schiavoni, un balletto in due atti con coreografia e regia di Cannito che, grazie ad una valida intuizione quasi cinematografica, fa sbarcare Carmen, non più tabaccaia di Siviglia ma profuga, a Lampedusa. Quel punto così a Sud è l’irraggiungibile Nord per migliaia di immigrati in cerca di fortuna. Escamillo è qui non più il torero, ma lo scafista che sfrutta e chiede denaro ai profughi, interpretati da Antonio Barone e dai giovani ed energici colleghi del corpo di ballo. Sulla costa italiana vengono accolti da Don Josè, il carabiniere interpretato da Jose Perez. Il faro che gli punta contro acceca i clandestini e il movimento rotatorio di quel fascio di luce coinvolge gli spettatori facenfoli sbarcare sulla scena volutamente nuda, tra i danzatori.
Tra la folla, spicca il rosso del vestito che indossa Carmen: “Una donna passionale – ci racconta Rossella Brescia dietro le quinte – ma anche molto fragile, quella fragilità tipica del mondo femminile, che la rende così magica, non soltanto, quindi, per la sua avvenenza. Un po’ in Carmen ci si riconosce, perché le donne sono in genere forti e testarde. Hanno però anche le loro debolezze, è forse proprio questo a fare in modo che ruoti tutto questo fascino intorno a lei”. Carmen è al centro di una storia di disperazione e speranza, dell’amore travolgente di Don Josè, segnato dal tentativo dell’uomo di piegare il fiero spirito ribelle della donna amata ad una vita fatta di routine, passeggiate e tanta televisione. La passione si trasforma in noia, solitudine e angoscia. Carmen asseconda la sua voluttuosità e scappa, tornando al campo profughi per rifugiarsi tra le braccia di Escamillo.
L’epilogo è drammatico. “Lui prende una pistola – ripete Josè Perez a Ondanews – e la uccide incoscientemente: lui non vede più niente, è disperato al punto di buttarsi a terra, di baciarle i piedi per stare con lei e chiederle perdono. Lei gli dà quello schiaffo e pazzamente Don Josè arriva ad ucciderla”. È una Carmen attuale quella di Luciano Cannito, cofondatore e direttore artistico della compagnia di danza DCE danzitalia, “semplicemente una donna, che oggi potrebbe essere sudanese, kurda, afghana, kosovara, pakistana: uno dei tanti esempi di eroina quotidiana che non ha paura di rischiare tutto per la propria indipendenza, consapevole di possedere forza, bellezza e dignità” si legge nella nota di presentazione dello spettacolo.
“Lei non è una tabaccaia – continua la Brescia descrivendo il suo personaggio – ma una profuga che sbarca a Lampedusa e quindi è un po’ la storia di questi giorni, una storia mediterranea, una storia di profughi, lo stesso Escamillo è uno scafista , Don Josè il carabiniere”. “È una cosa vera – afferma Perez – e la danza, senza parole, con molti gesti, sguardi, con tensione, amore, passione e tecnica trasmette il vero”.
– Gianpaolo D’Elia –
