Si ritorna a parlare del traffico di rifiuti trasportati illecitamente dalla Campania alla Tunisia e che ha portato all’arresto nella nazione africana di 12 persone tra cui il Ministro dell’Ambiente tunisino. Un carico di container, proveniente da una ditta di rifiuti con sede a Polla, con 120 tonnellate di rifiuti plastici post-industriali che avrebbero viaggiato con false dichiarazioni e autorizzazioni relativamente alla loro natura era partito nello scorso aprile dal Porto di Salerno. La società tunisina che ha importato i rifiuti dall’Italia, attiva nel settore del riciclaggio di materiali plastici post-industriali, secondo l’accusa avrebbe presentato false dichiarazioni e autorizzazioni riguardo alla natura dei rifiuti vietati ai sensi delle convenzioni internazionali di Basilea e Bamako.
Ora il Consiglio di Stato ha bocciato il ricorso dell’azienda con sede a Polla che quindi sarà costretta a riportare in Campania i 212 container di rifiuti inviati in Tunisia. “In attesa che la questione venga definita anche dalla Corte Internazionale di Giustizia, siamo di fronte al rischio di doverci accollare un quantitativo di rifiuti speciali (?) per stoccarlo chissà dove in una terra già martoriata – afferma il consigliere regionale del M5S Marì Muscarà che fin da subito si è occupata della vicenda -. Senza parlare delle conseguenze su una società che potrebbe non riuscire a sostenere i costi di un’operazione così gravosa, con ripercussioni inevitabili sui livelli occupazionali, tenuto conto che ha 160 dipendenti in servizio, per non contare l’indotto. Il tutto a causa dei sistematici mancati controlli della Regione sulla tipologia di rifiuti esportati all’estero“.
Muscarà si aspetta che la Regione Campania e il Governo nazionale, “che poco o nulla hanno fatto ad oggi per definire questa controversia con lo Stato tunisino, decidano finalmente di intervenire a livello diplomatico, individuando punti di intesa ed evitando che al danno ambientale si aggiunga un’emergenza occupazionale e sociale“.
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