La calura estiva e la mancanza di pioggia sta determinando l’abbassamento delle acque fluviali che spesso vengono adoperate per l’irrigazione dei campi e l’abbeveraggio del bestiame. A subire già le conseguenze dell’annunciata siccità sono soprattutto le regioni del Nord Italia, in particolare la Lombardia. I dati sono meno allarmanti, invece, nel Mezzogiorno, specialmente in Campania.
Secondo Vito Busillo, presidente di ANBI – Associazione Nazionale Consorzi Gestione e Tutela Territorio e Acque Irrigue, sono stati attuati nei decenni scorsi interventi strutturali tali da diversificare le fonti dell’approvvigionamento idrico e sono stati costruiti acquedotti transregionali.
“Finora gli agricoltori per irrigare hanno sfruttato l’acqua delle vasche e dei laghetti che si riempiono di notte. Tuttavia, se dovesse continuare a non piovere anche in Campania, avremo il primo allarme siccità a partire dal 20 luglio – dichiara Busillo al Corriere della Sera -. Fortunatamente per alcuni in quel periodo si raccolgono mais e pomodori da industria, quindi entrambe le colture, in quella fase, hanno meno bisogno di acqua“.
Seppure le misure infrastrutturali attuate negli ultimi anni abbiano portato dei risultati in linea di massima, il problema non si può dire risolto, in particolare nei comuni che non hanno sorgenti proprie. Resta infatti la paura siccità per tutti i cittadini che si dedicano all’orto casalingo, per gli allevamenti da latte e da carne, per le imprese agricole di piccole e medie dimensioni.