– Lettera alla Redazione – di Rocco Cimino
Da un pò di tempo dalle parole di alcuni amici percepisco un senso di malessere che coinvolge anche il loro paese di nascita. Frasi:”Questo luogo non mi piace più”;”Questo posto ĆØ destinato a morire”;”Questa ĆØ una terra in cui ognuno può fare quello che vuole”;”In questo paese non c’ĆØ futuro”;mi lasciano profondamente stupito e amareggiato.
Io ho amato ed amo Teggiano ma sono fiero anche di essere vissuto e di vivere in campagna.Sono affascinato dalla bellezza del centro storico di Diano con i suoi vicoli,i suoi musei, le sue innumerevoli chiese e sono orgoglioso del mio dialetto,che ĆØ stato il mio primo idioma,la lingua degli avi,del cuore, degli amici, del primo amore.
Un linguaggio dalle molteplici sfumature,dalle infinite possibilitĆ espressive,che ĆØ a volte tradurre nella lingua nazionale ĆØ impossibile, perchĆØ verrebbe meno la sua efficacia comunicativa. E che dire dei suoni,dei colori,dei canti,dei profumi,dei luoghi che ci hanno accompagnato durante il cammino dell’esistenza e ci hanno temprato nel corpo e nello spirito
Teggiano ĆØ tutto questo e molto altro ancora, ĆØ il prodotto del lavoro duro,faticoso,intelligente dei nostri padri uomini dal carattere granitico e dall’animo nobile. Quanto sudore,quanta fatica,quanti sogni ad occhi aperti,quante notti insonni sono costate quelle mura di casa nostra ai nostri avi.
Quanta saggezza, umanitĆ , onestĆ si poteva percepire dai comportamenti,dai gesti e dalle parole dei nostri nonni,zii e vicini di casa. Un mondo ricco di una umanitĆ straordinaria che ĆØ difficile riscontrare nella nostra realtĆ protesa verso un futile benessere.
Teggiano non ĆØ bello soltanto per le sue bellezze paesaggistiche ed artistiche,non sufficientemente valorizzate e protette da chi di dovere,ĆØ straordinario ed unico per aver dato i natali al suo protettore San Cono.
Cono ĆØ per noi teggianesi un nome caro,ĆØ il nome del padre,del figlio,dell’amico,del nonno,del padrino e con quanta devozione,speranza nel corso della nostra vita abbiamo implorato la sua benedizione,sicuri di essere ascoltati.
E’ bello ancora oggi sentire per le stradine del paese quel nome che sa di amore,di devozione,di attaccamento alle origini e di fede:Cunù,CunuccƬ,Cunucciu,che ti riempe il cuore di una gioia infinita.Allora, invece di denigrare a prescindere il proprio paese, cerchiamo di inculcare nei nostri figli l’amore per la propria terra, per i valori veri della vita:la difesa del territorio,della famiglia,delle proprie origini,della cultura,della tradizione contadina.
I nostri amministratori attuassero delle strategie di sviluppo per dare possibilitĆ lavorative ai giovani,affinchĆØ possano trovare una seria motivazione a restare e a non scappare,altrimenti i nostri paesi rimarrano vuoti. E penso a un utilizzo redditizio dell’agricoltura,alla reale tutela del paesaggio,alla valorizzazione dei beni culturali ed artistici,alle piccole attivitĆ legate all’agricoltura,al recupero dei centri storici.Molti sognano l’America ma non sanno che l’America ĆØ l’Italia.
In altri paesi forse alcuni italiani hanno raggiunto la ricchezza,il benessere a costo anche di ingenti sacrifici ed umiliazioni ma non sono pienamente appagati perchĆØ sentono forte la nostalgia della loro terra e della propria patria da noi molte volte dileggiata.
Un uomo senza storia e senza identitĆ non sarĆ mai nessuno.
Rocco Cimino