Il legame con il proprio territorio d’origine è importante, si sa. Lo è forse ancor di più quando si riesce a metterlo in evidenza attraverso le proprie capacità ed attitudini.
E’ il caso di Pietro D’Elia, 26enne di Teggiano, che vive a Roma dal 2007, dove ha conseguito laurea in Economia ed è entrato a far parte della Scuola dell’attore e comico Enrico Brignano. In occasione della recente “Festa dell’Infanzia”, tenutasi a Teggiano, ha recitato un monologo scritto da lui e dedicato, tra gli altri, ad alcuni dialetti del Vallo di Diano.
“La passione per gli studi mi ha tenuto temporaneamente lontano dal mio primo amore, il teatro – sottolinea Pietro – e ho così deciso di intraprendere un percorso di formazione, sostenendo e superando il provino presso la Scuola “Artès- La fabbrica dei Sogni”, il cui direttore artistico è Enrico Brignano”.
Entrato a far parte del Cast di Rugantino, Pietro ha partecipato alla Tourneè che ha visto il gruppo in scena a Roma, Milano, Firenze e New York. Dal 2012 ad oggi ha potuto collaborare con diversi professionisti, prendere parte a numerosi spettacoli teatrali e partecipare, inoltre, a produzioni e cinematografiche tra cui il film “Suburra”, in uscita nelle sale a primavera 2015.
“Lo studio e la passione per il teatro mi trattengono a Roma per la maggior parte dell’anno – aggiunge il 26enne – ma non dimentico il mio territorio ed il mio paese, Teggiano, a cui sono particolarmente legato. E quando il dott. Luigi D’Alvano ha chiesto il mio contributo per la Festa dell’Infanzia, sono stato felice di partecipare. La felicità è stata doppia quando ho scoperto che il tema dell’evento era il gusto della scelta perché questo mi permetteva di scegliere quello che più ritenevo opportuno. Ho deciso, così, di utilizzare i dialetti per descrivere alla platea dei bambini come fare a scegliere cosa si vuole. A seconda dei luoghi che ho frequentato, ho utilizzato di volta in volta il teggianese, il salese, il sassanese, il romano, il milanese, il bergamasco, il napoletano, il pugliese, il salentino, il calabrese, l’inglese e l’italiano. Ho spiegato ai bambini che sarebbe meraviglioso poter parlare il proprio dialetto per farsi comprendere da tutti, ma che è necessario padroneggiare non solo la propria lingua, ma anche almeno una lingua straniera, perché questo ci fa comprendere in tutti e due i sensi, ossia rende noi più comprensibili agli altri e gli altri più comprensibili a noi”
-Cono D’Elia-
