Sono trascorsi 70 anni dal 27 gennaio 1945 quando l’esercito dell’armata russa entrò nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau in Polonia.
Il mondo in questi giorni si ferma e ricorda uno dei peggiori crimini contro l’umanità, quello commesso dai nazisti nei confronti del popolo ebraico (e non solo, visto che tra i deportati vi furono perseguitati politici, omosessuali, rom).
Tante le testimonianze di questo periodo oscuro e una di queste riguarda un cittadino di Montesano sulla Marcellana, Nicola Cardinale, classe 1911, uno dei pochi originari del Vallo di Diano sopravvissuto a questa immane barbarie grazie al sacrificio di un prete e tornato a casa dopo la disfatta del nazifascismo.
Nicola è scomparso da qualche anno, ma la figlia Rosa ha ben vivo il ricordo della testimonianza lasciatagli dal padre, premiato anche con un medaglia al valore civile.
“Nel 1944, papà partecipò attivamente in trincea nella resistenza ai tedeschi” – ci racconta la signora Rosa – “Per ben 48 ore si oppose strenuamente ai tedeschi”.
I tedeschi, va sottolineato, iniziarono in quel periodo una sistematica decimazione senza differenze, sotto pressione per l’inizio dell’avanzata degli americani.
La signora Rosa continua: “Mio padre fu catturato e deportato ad Auschwitz insieme ad altri e furono divisi a gruppi di dieci in due gruppi: quelli destinati all’iniezione letale e quelli destinati invece al forno crematorio. Papà si ritrovò destinato a quest’ ultimo, decimo del gruppo”.
Una fine cruenta e tragica quella prospettata per Nicola, evitatagli grazie ad un gesto di estremo altruismo da parte di una persona. “L’ undicesimo di quel gruppo – continua la testimonianza – era un prete che conosceva papà e sapeva che a casa ad aspettarlo c’erano sua moglie e i suoi bambini e fu cosi che chiese al Generale delle SS di scambiare posto con papà, salvandogli così la vita. Il generale accettò lo scambio affermando che un prete in meno non avrebbe fatto differenza. Fu grazie a questo gesto che dopo qualche tempo potemmo rivedere papà a casa”.
Questa è una delle tante testimonianze che ancora oggi, spesso, vengono raccontate da chi ha ancora impresso negli occhi e nella mente le immagini di quegli anni oscuri frutto della follia umana. Testimonianze forti, ma necessarie, perchè, come affermava Primo Levi, “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”. E’ importante che i ragazzi coltivino il culto del ricordo, affinché non accada più che la ferocia dell’uomo si scagli sugli altri uomini, distruggendoli.
– Claudia Monaco –
