Intervista al Prof. Nicola Femminella, il professionista che per primo diede vita al progetto dell’istituto di credito di Sassano, con la raccolta delle firme necessarie per la sua nascita, portavoce del Comitato nato per contrastare la perdita di identità della BCC di Sassano.
- Prof.Nicola Femminella, come socio fondatore della BCC di Sassano, come vede la richiesta di fusione con la BCC del Cilento?
Sono un uomo antico e legato saldamente ai valori della civiltà contadina delle nostre terre, per cui non mi distacco facilmente dalle cose che amo, specie quelle conquistate con il sudore e insieme ad amici con i quali si è condiviso la fatica. Sono particolarmente addolorato per la nostra Banca. La BCC del Cilento e della Lucania Sud non è stato il primo motore in questa vicenda. Circostanze causate dalla BCC di Sassano l’hanno resa nostra interlocutrice. Ne stimo i Dirigenti perché perseguono essi legittimamente una espansione delle proprie attività; siamo noi, invece, a dover inseguire nuovi assetti. Inoltre, non ci è dato di sapere, perché “dobbiamo richiedere fusione a destra e a manca”, nonostante la nostra condizione patrimoniale non sia meno buona di altri soggetti bancari che proseguono in autonomia, rimandando tutto alla rivoluzione che investirà a breve le banche di Credito Cooperativo, sia rispetto alle “grandi aggregazioni” da fare, sia alle norme che obbligheranno dal primo gennaio gli azionisti, gli obbligazionisti e i titolari di depositi superiori ai 100 mila euro di pagare personalmente le perdite delle banche.
- Questo consegnarsi nelle mani di una Banca di Vallo della Lucania non significa una ulteriore perdita per il Vallo di Diano?
Non amo le lotte tra territori che ricchi non sono. Auspico unioni e solidarietà tra chi soffre gli stessi ritardi. E ho sempre fondato ogni mio progetto sulle mie sole forze. E questo ho insegnato ai figli e ai miei alunni. Se “ci consegniamo” significa che non siamo abbastanza orgogliosi di noi stessi e non modifichiamo un atteggiamento che nel corso degli anni spesso ci ha visti deboli o poco disposti a difendere le nostre mura. Abbiamo noi causato la perdita della ferrovia, il declassamento dell’ospedale, il tribunale, le carceri, perché il nostro chiuderci nelle furbizie egoistiche è atteggiamento stolto e storicamente dannoso e colpevole. Avevo avvertito nell’assemblea tenuta a maggio gli amici soci del pericolo che avremmo corso…!
- 4200 i soci della BCC del Cilento contro i 1200 della BCC di Sassano. Non si rischia un’aggregazione totale ed una migrazione di fatto dell’identità di una banca che lei ha contribuito a fondare?
Conosco gli aspetti antropologici della comunità di Vallo della Lucania. Ho lavorato in quasi tutte le scuole del Cilento e ovunque, ritengo, ho ricevuto stima e affetto, da me ricambiati, uniti a gratitudine. Potrebbero i Dirigenti della BCC di Vallo non “aggregarci totalmente” e conservare per qualche anno un certo rispetto per la nostra Banca. L’economia è, però, sottoposta alle sue dure leggi. Specie quando sono fondate sui numeri. Piangeremo sul latte versato? Il punto centrale è un altro ed è ben più grave. È in pericolo l’identità, la storia, la “familiarità” con la nostra Banca! C’è il rischio che essa sia “altro”, non “nostra”, che cessi “di essere quella che è stata per noi”. Sono solo questi i timori che animano il Comitato che si è costituito.
- Da circa 20 anni auspica la nascita di una Banca del Vallo di Diano. Perché non si è concretizzato il “matrimonio” con la Banca Monte Pruno?
Qui si inserisce il tema del nostro territorio e delle mie utopie. Nel 1987, appena avviate le attività della nostra Banca, proposi ai Presidenti delle Casse Rurali e Artigiane di Buonabitacolo e Prato Perillo (non ricordo se questa era filiale) di costituire un Consorzio delle tre Banche. Un incontro che ricordo con piacere, al termine del quale giudicammo il progetto prematuro per quei tempi. Avremmo costruito un colosso finanziario eccezionale, al servizio e per lo sviluppo del Vallo di Diano! Oggi con gli amici del Comitato abbiamo proposto alle consorelle di Roscigno e Buonabitacolo lo stesso progetto. I dirigenti di Buonabitacolo hanno declinato l’invito; quelli di Roscigno ci hanno riferito che “importanti e non accettabili proposte avanzate dalla nostra delegazione hanno determinato il fallimento dell’intesa” che pure era stata caldeggiata dall’ufficio di Vigilanza della Banca d’Italia. I soci aspettano di conoscere la verità a riguardo.
Devo anche riferire che agli amici del Consiglio di Amministrazione abbiamo chiesto da tempo una assemblea preliminare a quella finale per conoscere ogni dato e se vi sono le condizioni per rimanere autonomi fino alla grande modifica delle istituzioni bancarie di Credito Cooperativo. Temo che gli incontri ci saranno prossimamente a giochi fatti e nessuno dei soci (abbiamo bravissimi esperti di questioni bancarie tra i soci) ha potuto nel frattempo dare qualche contributo.
- Ci sono margini per evitare che il Vallo di Diano perda un altro pezzo della sua storia a tutto vantaggio di Vallo della Lucania?
Da maggio sono stati commessi errori, a mio parere, macroscopici, determinati anche da decisioni non previste dopo le elezioni di maggio, come le dimissioni del Presidente e di un Consigliere del Consiglio di Amministrazione in un momento difficilissimo, epocale. Io auspico un risultato meditato, dove la riflessione e la ritrovata unità dei soci inducano al ragionamento e all’analisi dei dati oggettivi, affinché, con l’ausilio dei Dirigenti della Banca d’Italia, si trovi il risultato più idoneo per la salvaguardia del nostro istituto e la tutela delle esigenze primarie del territorio in cui abbiamo trascorso la nostra esistenza e nel quale non vivono i nostri figli. Molti di loro quotidianamente riprendono la mitica valigia di cartone di cui ho parlato in un mio libro. Non vanno via solo le agenzie istituzionali dal Vallo di Diano, partono centinaia di giovani per mancanza di lavoro e i centri storici sono ormai vuoti.
L’indicazione della soluzione è nelle mani responsabili della Banca d’Italia; la decisione finale nelle nostre. Per noi soci l’appuntamento è vicino. Ognuno sarà protagonista e deciderà con la propria coscienza il futuro della nostra Banca. Non ci saranno deleghe, se faremo ricorso all’orgoglio e alla determinazione di coloro che superarono mille ostacoli per vedere, scritto in verde, “Cassa Rurale e Artigiana di Sassano”.
– Rocco Colombo –
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