Il professor Giulio Tarro è senza ombra di dubbio uno dei massimi esperti di Virologia al mondo, primario emerito dell’ospedale “Cotugno” di Napoli, ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche e del National Cancer Institute. Noto per aver scoperto la causa del cosiddetto “male oscuro di Napoli”, isolando il virus respiratorio sinciziale nei bambini affetti da bronchiolite, nel 1973 isolò il vibrione del colera e il suo nome è tra gli studiosi che hanno combattuto l’epidemia di Aids.
Un curriculum che il mondo intero invidia all’Italia e in queste settimane sono davvero in tanti coloro i quali cercano nelle parole del professore, di origini siciliane ma laureatosi a Napoli, un chiarimento maggiore e una speranza per affrontare la cosiddetta Fase 2 dell’emergenza Coronavirus.
Abbiamo raggiunto telefonicamente il professor Tarro che, con garbo e singolare disponibilità , ci ha concesso un’intervista per i lettori di Ondanews.
- Professore, come si prospetta la Fase 2 dell’emergenza sanitaria? Cosa dovremo fare?
La Fase 2 credo sarà molto più semplice. Innanzitutto potremo uscire e fare come hanno fatto i cinesi, indossando le mascherine, soprattutto quando abbiamo a che fare con altri soggetti. Una volta che ci sarà la possibilità di uscire, si dovrà approfittare delle giornate di sole, godere della luce, dell’aria aperta, elementi favorevoli alla salute e antagonisti del Coronavirus.
- Quindi è vero che il caldo e il prossimo ingresso dell’estate potranno contribuire ad indebolire il Covid-19?
Ma certo, si è visto già in Africa, dove possiamo parlare più che altro di un’endemia ma non di un’epidemia. Eppure là ci sono tante altre problematiche, altri “concorrenti” del virus che però non riesce a prendere piede.
- Quando invece potremo dire di averlo sconfitto davvero? Lei sostiene che la soluzione non sarà nel vaccino.
La soluzione non sarà il vaccino anche perchè in questo momento non ce l’abbiamo. Il vaccino, per principio, è un metodo di prevenzione. Quello contro l’Aids lo aspettiamo da 30 anni. Quindi bisogna pure avere abbastanza i piedi per terra prima di proporre alcune situazioni. Senz’altro il virus si può combattere, anche nei casi più gravi, con i diversi antivirali utilizzati ad oggi, c’è addirittura un antimalarico che va per la maggiore, ma anche un antibiotico. Consideriamo, inoltre, che per l’81% dei casi si tratta di una normale malattia da raffreddamento con febbre. Per i casi più clinici c’è quello che, praticamente, produrrebbe il vaccino, la risposta degli anticorpi: gli anticorpi dei guariti per quelli che sono malati in fase critica, prima di passare al ventilatore. E’ una terapia, dimostrata con lavori scientifici pubblicati, che consiste in 200 ml di plasma i quali in 48 ore azzerano il virus. Non sono notizie campate in aria, ma pubblicate su giornali scientifici. Prassi utilizzate in particolare dai cinesi che hanno avuto un’esperienza recentissima e che si usavano già nelle esperienze con la Mers e in altri Paesi, come Germania, Stati Uniti, Israele. Pare che si stia praticando anche in Italia, a Pavia, Mantova e Salerno.
- Crede che le misure adottate dal Governo italiano siano state le più efficaci nel panorama internazionale? Chiudere tutti in casa era davvero l’unica misura utile da prendere?
Siamo rimasti gli unici ad essere chiusi in casa. Sicuramente si sono date delle misure una volta che ‘gli animali erano già scappati’, per così dire. Ovviamente abbiamo utilizzato questa misura nel momento in cui il virus è venuto fuori, in particolare in Lombardia. Ma adesso dobbiamo guardarci intorno per vedere cosa fanno gli altri. In alcuni Paesi si sono riaperte le scuole, gli altri sono quasi tutti già in Fase 2 e soprattutto non hanno subito un crollo dell’economia come il nostro. Dobbiamo stare maggiormente con gli occhi aperti e non permettere delle cose che vanno oltre il limite che possa far male alla salute. Finalmente non ci danno più le notizie giornaliere sui contagi e non possiamo pensare che ora si muoia solo di Coronavirus. L’ISTAT ci dice che rispetto al numero dei morti solo il 3,6% del totale ha smesso di vivere per il virus.Â
- Il matematico israeliano Isaac Ben-Israel sostiene che ogni ciclo epidemico dura 70 giorni, poi il virus scompare. Cosa ne pensa?
Tenga presente che la ricetta israeliana per fronteggiare il Coronavirus è stata quella di isolare gli anziani e far circolare il virus tra i giovani. Hanno tenuto conto dell’indice R, che sarebbe l’indice di trasmissibilità del contagio. Calcoli che per la prima Sars l’indice R era su 3-4, per il Coronavirus è 2-3 e per il morbillo 12-18. In Israele hanno effettuato un conteggio che va dal contatto cosiddetto “zero” a quello che poi eventualmente potrà succedere.
– Chiara Di Miele –Â