– Lettera aperta del prof. Rocco Cimino –
Il Vallo di Diano un tempo un territorio fertile, curato con amore dai suoi abitanti, ammirato dalle regioni confinanti, un paesaggio incantevole che affascinava i visitatori, ricco di storia, di arte, di cultura, di tradizioni, costumi, di leggende, faceva palesare un futuro meraviglioso.
Aveva due complessi ospedalieri di livello, la sua ferrovia che attraversava suggestivi luoghi, un centro sportivo di grande interesse, la Certosa di San Lorenzo di notevole pregio artistico, il battistero di San Giovanni in Fonti, il convento di Sant’Antonio a Polla, il centro storico di Teggiano con le sue tredici chiese di notevole interesse culturale ed artistico, il suo glorioso seminario e la sede vescovile oggi guidata sapientemente dal Vescovo Padre Antonio De Luca, dal punto di vista naturalistico la zona di Mandrano a Padula, il Monte Cervati a Sanza, la montagna di Monte San Giacomo, il monte Motola di Teggiano, la zona dei mulini a San Pietro al Tanagro, il Serrone a Sant’Arsenio, gli uliveti di Atena e di Sala Consilina. Insomma c’erano tutte le premesse per la crescita.
Ma dalla fine degli anni novanta assistiamo ad un lento ed inesorabile declino si chiudono molti reparti dell’ospedale di Sant’Arsenio, la ferrovia viene soppressa, stessa sorte viene riservata al tribunale e al carcere, l’ospedale di Polla viene ridimensionato con gravi disagi dei cittadini del Vallo che sono costretti ad essere sballottati in altri ospedali lontani da casa con enormi disagi per le famiglie. Assistiamo ad un lento ma inesorabile spopolamento del territorio in quanto molti giovani sono costretti a trovare un lavoro fuori dal proprio paese e se lo trovano non sono sufficientemente tutelati come dimostra il vergognoso episodio del locale Li.lo a Sala, in giro vedo serrande abbassate ovunque segno della crisi di esercizi commerciali una volta fiorenti e l’elenco potrebbe continuare all’infinito.
Un territorio un tempo non inquinato mentre oggi non possiamo avere la certezza che il suo sottosuolo sia incontaminato, in quanto uomini senza scrupoli ne hanno fatto mercimonio. La colpa di tutto questo? È da attribuire non solamente ad una classe politica che ha pensato a coltivare il piccolo orticello e non pensando al bene comune ma è da imputare anche a noi cittadini che per non urtare la suscettibilità del potente di turno abbiamo preferito tacere.
Ora spero vivamente che i nostri due deputati regionali non perseguano obiettivi fumosi e inconcludenti ma lavorino in sinergia per salvare questo meraviglioso territorio da una inesorabile agonia. Si parla tanto nelle varie tavole rotonde del valore e dell’importanza delle proprie origini, del dialetto, delle tradizioni, degli usi, dei costumi come patrimonio immateriale da tutelare ma se la popolazione di questo nostro amato Vallo fra venti, cinquanta anni non ci sarà più, di quale patrimonio vogliamo parlare?
È con tristezza e profonda amarezza che ho scritto questa lettera e spero vivamente che i nostri amministratori ne facciano motivo di riflessione. Io almeno ho tentato. Buona fortuna mio caro ed adorato Vallo di Diano.
– Rocco Cimino –
