Con una nota, l’Eurostat nei giorni scorsi ha lanciato l’allarme dei rincari: nel mese di agosto il prezzo del pane è salito del 18% rispetto al medesimo periodo dello scorso anno.
Oltre alla guerra, tra i motivi che stanno spingendo al rialzo il costo del pane ci sono anche l’aumento dei costi delle materie prime (come la farina, il grano, il mais) e l’aumento dei costi delle bollette.
Un grido d’allarme che arriva anche in provincia di Salerno tramite l’Associazione Panificatori provinciale che in questi giorni ha adottato l’iniziativa delle luci dei negozi spente per protestare contro i rincari di luce e gas che da mesi stanno mettendo in crisi le aziende.
“Un anno fa abbiamo già lanciato il nostro grido di dolore – afferma il Presidente Nicola Guariglia – poi man mano la situazione è peggiorata. Il mondo della panificazione, preciso, è molto ampio. Il problema è nazionale, indubbiamente, se si calcola che in altre regioni il pane ha un costo di circa 7 euro al chilo. Noi, in Campania, con un poco di aumento, siamo tra i 3,50/ 4 euro al chilo. Già siamo molto al di sotto, perché qui c’è una cultura del pane molto sentita rispetto ad altre regioni. Conosciamo il reddito delle famiglie che è più basso quindi ci siamo dovuti adeguare ma, nel frattempo, i costi a nostro carico sono raddoppiati. Conosciamo tutti coloro che ogni giorno acquistano pane: stiamo reggendo con sacrificio perché sappiamo che il consumatore finale non sempre potrebbe sostenere i costi e oggi per essere allineati al mercato dovremmo alzare il prezzo ad 8 euro. Dall’altra parte, però, noi non possiamo più sostenere questa situazione rimettendoci le spese. Abbiamo aumentato di 20/30 centesimi e giungono già lamentele. Non so se il Governo si rende conto che il pane rischia di scomparire dalle nostre tavole”.
“Noi vogliamo un tetto sul prezzo dell’energia e delle materie prime, non chiediamo incentivi – aggiunge – Chiediamo di evitare ogni speculazione. In altri Stati sappiamo che l’aumento è stato di circa il 4%. Noi invece pagavamo 5 centesimi a kilowattori e siamo arrivati a circa 50 centesimi, è impossibile vivere così. Non è una scelta nostra ma se la situazione continua così saremo costretti a chiudere e per questo la panificazione in Campania rischia di scomparire. Il nostro grido di aiuto è di supportarci nel proteggere il pane”.
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